Mercoledì 10 settembre 2025

Era spersa come un pulcino che ha perso i fratelli e la certezza di una mamma chioccia, arrivava da fuori Milano e ieri nel pomeriggio mi è capitata in studio.
In realtà avrei voluto e dovuto essere in casa, a fare altro, ma per volere della Provvidenza mi ero inspiegabilmente trattenuto nella confusione di un corridoio pieno di ragazzini urlanti, al penultimo giorno della loro estate vacanziera.
Ed è arrivata questa matricola che cercava. Sì, è indefinito.
Sapeva dove era la sua facoltà, ci era appena stata, sapeva anche chi cercare per iniziare la sua nuova vita, e l’aveva anche fatto; ma quei nuovi amici sono sotto esami e lei non ha nulla da fare.
Ed era anche contenta e curiosa di quello che le sta venendo incontro: una novità piena zeppa di promesse. Ma mancava ancora qualcosa, un non so chè. E’ stata lei a dirmelo.

Puoi aver programmato tutto, magari hai anche nascosto anche le tue magagne più gravi, anzi può essere che tutto vada bene e ti accolga come un grembo caldo, ma, se guardi, manca sempre qualcosa, Qualcuno.
Arrendersi a una presenza senza volto ma reale non è facile, possiamo solo tenerci per mano e avanzare insieme guardando. Indicandoci ogni sospiro del vento che possa muovere la leggerezza del nostro cuore.
Buon cammino.


dalla liturgia ambrosiana:

In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stringiti le vesti ai fianchi e servimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».

Vangelo secondo Luca 17, 7-10.

Quello che dice Gesù ha un suo senso se si immagina che tra servo e padrone non ci sia nessun rapporto se non quello di una correttezza lavorativa: ognuno fa il suo e ci resta, serio e onesto.
Le cose cambiano se i due sono amici, e cambiano ancora più radicalmente se i due sono persone che si vogliono davvero bene, se hanno a cuore l’uno la vita dell’altro.
Perché evidenzio questa sottolineatura?
Il contesto è quello di un più ampio discorso sulla fede, cosa sia e come la si debba vivere, e qui Gesù mette un paletto usando in modo provocatorio la parola “gratitudine”, che troveremo anche più avanti: la fede è vivere il compito che si è ricevuto e non fare le cose per un esito o per un riconoscimento: si dice sì a Gesù perché è per noi.


Scuola di Comunità
IL SENSO RELIGIOSO

Iniziamo il capitolo conclusivo del nostro lavoro sul testo de “Il senso religioso”: la ragione si apre all’incognita di una risposta che sta oltre le sue misure e questo la rende aperta alla realtà.
Un “oltre” che la ragione scopre nel rapporto con la realtà, con l’istante; questa è la sottolineatura che vorrei riprendere oggi perchè in questo modo la natura, la realtà, il banale quotidiano o la circostanza del momento sono da guardare come il luogo dove scoprire lo spiraglio dell’infinito che si spalanca come il panorama montano dopo l’ennesima curva della strada.
Solo chi è curioso, solo chi si “aspetta qualcosa” è capace di scorgere quell’istante che sa di eterno e che fa ribollire il sangue, nel senso che fa sentire vivi, sfidati e attratti.
In fondo la nebbia non cancella, nasconde e non nega.


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