Era spersa come un pulcino che ha perso i fratelli e la certezza di una mamma chioccia, arrivava da fuori Milano e ieri nel pomeriggio mi è capitata in studio.
In realtà avrei voluto e dovuto essere in casa, a fare altro, ma per volere della Provvidenza mi ero inspiegabilmente trattenuto nella confusione di un corridoio pieno di ragazzini urlanti, al penultimo giorno della loro estate vacanziera.
Ed è arrivata questa matricola che cercava. Sì, è indefinito.
Sapeva dove era la sua facoltà, ci era appena stata, sapeva anche chi cercare per iniziare la sua nuova vita, e l’aveva anche fatto; ma quei nuovi amici sono sotto esami e lei non ha nulla da fare.
Ed era anche contenta e curiosa di quello che le sta venendo incontro: una novità piena zeppa di promesse. Ma mancava ancora qualcosa, un non so chè. E’ stata lei a dirmelo.
Puoi aver programmato tutto, magari hai anche nascosto anche le tue magagne più gravi, anzi può essere che tutto vada bene e ti accolga come un grembo caldo, ma, se guardi, manca sempre qualcosa, Qualcuno.
Arrendersi a una presenza senza volto ma reale non è facile, possiamo solo tenerci per mano e avanzare insieme guardando. Indicandoci ogni sospiro del vento che possa muovere la leggerezza del nostro cuore.
Buon cammino.
dalla liturgia ambrosiana:
Mercoledì della II° settimana dopo il martirio del Precursore
In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stringiti le vesti ai fianchi e servimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».
Vangelo secondo Luca 17, 7-10.
Quello che dice Gesù ha un suo senso se si immagina che tra servo e padrone non ci sia nessun rapporto se non quello di una correttezza lavorativa: ognuno fa il suo e ci resta, serio e onesto.
Le cose cambiano se i due sono amici, e cambiano ancora più radicalmente se i due sono persone che si vogliono davvero bene, se hanno a cuore l’uno la vita dell’altro.
Perché evidenzio questa sottolineatura?
Il contesto è quello di un più ampio discorso sulla fede, cosa sia e come la si debba vivere, e qui Gesù mette un paletto usando in modo provocatorio la parola “gratitudine”, che troveremo anche più avanti: la fede è vivere il compito che si è ricevuto e non fare le cose per un esito o per un riconoscimento: si dice sì a Gesù perché è per noi.

Scuola di Comunità
IL SENSO RELIGIOSO
Capitolo 15
L’ipotesi della rivelazione: Condizioni della sua accettabilità
Che paradosso! Per seguire l’assoluta luce del significato occorrerebbe una obbedienza istante per istante, come di chi navighi nella nebbia assoluta; istante per istante obbedire alla cosa più apparentemente irrazionale, cioè le circostanze che il vento del tempo rende assolutamente mobili.
Iniziamo il capitolo conclusivo del nostro lavoro sul testo de “Il senso religioso”: la ragione si apre all’incognita di una risposta che sta oltre le sue misure e questo la rende aperta alla realtà.
Un “oltre” che la ragione scopre nel rapporto con la realtà, con l’istante; questa è la sottolineatura che vorrei riprendere oggi perchè in questo modo la natura, la realtà, il banale quotidiano o la circostanza del momento sono da guardare come il luogo dove scoprire lo spiraglio dell’infinito che si spalanca come il panorama montano dopo l’ennesima curva della strada.
Solo chi è curioso, solo chi si “aspetta qualcosa” è capace di scorgere quell’istante che sa di eterno e che fa ribollire il sangue, nel senso che fa sentire vivi, sfidati e attratti.
In fondo la nebbia non cancella, nasconde e non nega.
Buon mercoledì,
donC
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