Mercoledì 12 novembre

La guerra è sparita?
Non so se lo avete notato ma giornali e media hanno spostato i loro riflettori su fatti “di giornata”, su notizie facilmente consumabili, su informazioni spicce.
A Gaza sembra tutto sereno, in Ucraina la guerra è solo verso strutture, nel mondo tutto si sta volgendo al sereno.
Ormai i morti, i corpi devastati, i bambini soli e piangenti non ci sono più, ora tutto ferve per ripartire, per ricominciare.

È evidente che così non è.
Il dramma dell’odio tra gli uomini, il dolore che possono provocare l’uno all’altro, per generazioni e generazioni, non si può nascondere; però l’abitudine ci aiuta a dimenticare come le cose stanno realmente. Ci basta una piccola occasione e riusciamo a fingere una assoluta normalità.

Lo dico perchè ieri sera ero pieno di questo dolore per la mia, per la nostra ipocrisia che ci ha già fatto passare ad altro e a un incontro ci hanno proposto di cantare un canto che amo, uno dei miei preferiti, la canzone degli occhi e del cuore di Claudio Chieffo:
Anche se un giorno, amico mio
Dimenticassi le parole
Dimenticassi il posto e l’ora
O se era notte o c’era il sole
Non potrò mai dimenticare
Cosa dicevano i tuoi occhi.


Se ricordo gli occhi con cui sono stato guardato posso anche vivere senza scandalo la mia poca memoria, la mia quotidiana mancanza di coscienza e il mio continuo tradimento di ciò che mi fa uomo.
Questo mi ridesta e mi rimette all’opera.

Questa la canzone se volete ascoltarla:
https://www.youtube.com/watch?v=LGqVir8naHc 


dalla liturgia ambrosiana:

In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono. A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”. Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”. Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».

Vangelo secondo Matteo 25, 1-13.

Il tema della veglia accompagna l’ingresso nel tempo dell’Avvento. Ma perché questa insistenza? Perché, come ci racconta la parabola delle dieci vergini, incontrare lo sposo che viene è darsi la possibilità di un incontro che possa compiere la vita. Le vergini entrano con lo sposo a una festa che dura, a volte, diversi giorni, e quindi quelle ragazze sperano di suscitare l’interesse di qualcuno.
Accorgersi della venuta di Gesù, anche senza conoscerlo, è davvero un compito che è vero e proprio interesse verso un possibile compimento. Tanto più che accade nella conoscenza e nella partecipazione alla missione di Cristo, “nuovo principio di conoscenza e di azione”.


Apprendere lo sguardo di Cristo è possibile solo dentro lo sguardo della Chiesa; vivendo la vita della Comunità cristiana si rende evidente che la fedeltà a Gesù diviene ancor più desiderabile in quanto possibile. Anche qui, come per il vangelo sopra riportato, è una vera convenienza quella di cedere a una misura che non è la nostra, perché di Cristo o della Chiesa.
La certezza di ciò che sono viene tutta dalla mia reale appartenenza, una appartenenza non morale ma affettiva.


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