Mercoledì 19 novembre 2025

Che cosa viene prima?
Ieri sera sono corso a casa dopo un incontro a Varese avendo in mente tutte le cose che dovevo fare, erano quasi le undici e dovevo ancora fare un ordine del giorno, preparare un testo per un amico e leggere un contributo per gli esercizi del clu, e … mi sono trovato a dovermi accorgere che la mattina dopo sarebbe stato mercoledì: stava per sorgere la mattina del l lavaggio delle lenzuola! Paura!
Dovete sapere infatti che il mercoledì sera viene una signora a stirarmi le cose e a mettere un pò d’ordine dove le riesce. Così io per il pomeriggio del mercoledì preparo le cose da stirare: soprattutto le camicie e poco altro; solo che da due settimane non lavavo camicie e la mattina seguente la lavatrice sarebbe stata occupata come solito dalle lenzuola.
Così il bucato delle camicie è diventato il primo impegno di uno che vorrebbe fare il prete, invece di dare la vita per il “gregge” la precedenza è andata al bucato.
Caricata e avviata la lavatrice, potevo finalmente dedicarmi a quello che, in realtà, era la cosa che dovevo e volevo fare per prima.

Giusto o sbagliato che sia mi è tornato alla mente quello che Gesù dice a Pietro, e credo di non aver mai ben compreso: “quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi”. In realtà non sono vecchio, ma mi sono reso conto che la vita mi porta spesso altrove da dove vorrei.
Mettersi a fare il bucato attorno alla mezzanotte non è per forza sbagliato, se si sta rispondendo al disegno di un Altro, se invece è solo il frutto di un imperativo morale allora siamo fuori strada. tutto dipende dal “per chi lo fai”.

Un’ora e qualche minuto dopo, con il programma dei delicati per fare prima, mi sono messo a stendere.


dalla liturgia ambrosiana:

In quel tempo. Andando via di là, il Signore Gesù vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: “Misericordia io voglio e non sacrifici”. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori».

Vangelo secondo Matteo 9, 9-13.

“Seguimi”, che bello quell’invito senza punto esclamativo, è un invito ma ancora di più è una supplica: Gesù chiede che lo si segua avendo in mente che quell’andare dietro sarebbe il bene nostro e Suo.
Gesù mendica l’amicizia con noi e ci chiede di seguirlo, Lui che tutto può si abbassa, come farebbe un innamorato, a supplicare la nostra compagnia.

E la preferenza ha un’origine molto evidente: siamo malati! Gesù ci cerca e ci preferisce non perché siamo più bravi, più disponibili o più desiderosi, ci cerca perché siamo malati. A noi che cerchiamo sempre di nascondere la nostra malattia, la nostra insufficienza compare uno che ci vuole proprio perché così, peccatori. Come non essere commossi di uno stravolgimento simile?


Il giudizio comune non solo è normale dentro l’appartenenza ma è addirittura frutto di una tensione, di una crescita, che ha chiara la direzione e lo scopo ma non è determinata nei tempi.
Perchè nemmeno l’appartenenza è automatica e uguale per tutti, ci sono amici per cui la Compagnia cristiana è tutto e altri per cui la stessa compagnia conta ma viene dopo altre cose; il punto è che si tenda tutti a fare della Compagnia cristiana il luogo della vita e della fede, e non è cosa da poco, nè scontata.


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