Non so come è accaduto ma ieri mi sono imbattuto nella immagine di quest’angelo estremamente lieto, sono andato a capire da dove arrivasse l’immagine e ho scoperto che si tratta di un’annunciazione collocata a destra del portone centrale della basilica di Reims, la data di esecuzione è collocata intorno al 1250, ma potrebbe essere antecedente di qualche anno.
Ho scoperto poi che quella composizione è ritenuta il modello di riferimento per capire che cosa sia l’arte gotica , e questo lo si capisce bene nel paragone con le due statue a fianco delle nostre, scolpite solo vent’anni prima e che mostrano l’episodio della visitazione, e sono evidentemente diverse. Anche l’angelo, con il suo sorrisetto, ha fatto scuola e diverse sono le “copie” di quel volto realizzate nella stessa cattedrale.
Ma perché mi ha colpito?
Quel sorriso in una statua la rende di una umanità incredibile: quell’angelo è contento per ciò che annuncia, conosce la portata dell’evento cui partecipa e per questo, sprizza di gioia. A me, che cerco la felicità, basterebbe rendermi conto che dire alle persone:” il Signore è con te!”, può essere sufficiente per essere felici, come quel messaggero.
In fondo portiamo lo stesso annuncio nel mondo: Cristo viene!

dalla liturgia ambrosiana:
Mercoledì della II° domenica dopo l’EPIFANIA
In quel tempo. Giunsero la madre e i fratelli del Signore Gesù e, stando fuori, mandarono a chiamarlo. Attorno a lui era seduta una folla, e gli dissero: «Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano». Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre»
Vangelo secondo Marco 3,31-35.
Questo brano di Marco mi lascia sempre con la sensazione di qualcosa che non va, come se non volessi accettare fino in fondo le parole di Gesù: in queste poche righe Gesù dice una cosa davvero tosta, una di quelle cose che magari avremmo preferito non sentire: la preferenza non è un amore ma una scelta, una scelta legata allo scopo.
Per Gesù fare la volontà di Dio è la sola ragione della familiarità, noi, io, facciamo invece fatica ad essere così netti. Ci manca un pò di libertà nel buttarci nel dire sì a ciò che del resto tutti desideriamo. Che queste parole di Gesù ci possano sfidare in questa giornata a chiedere di desiderare che la volontà di Dio sia sempre più lo scopo del nostro vivere.

Scuola di Comunità
IL SENSO RELIGIOSO
Capitolo 10
Come si destano le domande ultime: itinerario del senso religioso
4. L’io dipendente
In questo momento io, se sono attento, cioè se sono maturo, non posso negare che l’evidenza più grande e profonda che percepisco è che io non mi faccio da me, non sto facendomi da me. Non mi do l’essere, non mi do la realtà che sono, sono «dato». E’ l’attimo adulto della scoperta di me stesso come dipendente da qualcosa d’altro.
Mi fa sorridere; basta guardare la foto di un bimbo appena nato e mi viene da dire che lui è nato adulto mentre io devo essere attento e concentrato per potermi accorgere che non mi do la vita. il bambino nasce adulto e l’adulto deve farsi bambino per poter capire la propria vita.
Altro aspetto che meriterebbe un grande lavoro di riflessione è sul come mantenere questa posizione di conoscenza una volta “conquistata”; riconosco in me la facilità con cui perdo di vista la mia originale dipendenza per cominciare a ritenere che sono io a donarmi la vita.
Buon mercoledì,
donC
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