«E ‘n la sua volontade è nostra pace».
E’ questo il modo con cui Piccarda Donati, costretta a una vita non scelta, risponde a Dante che le chiede se non vuole salire in paradiso a un gradino più alto di quello a cui si trova (III,85).
Questo è tutto ciò che mi sarebbe piaciuto sentire in questi giorni alla morte di papa Francesco; ma non mi pare sia stato detto: tante analisi, tanti ricordi, tante valutazioni e sopratutto tanto cordoglio ma non mi pare che nessuno abbia ricordato papa Francesco come un uomo, Papa, e magari anche santo, che è entrato nella casa del Padre. La morte non è per noi solo il dolore di una separazione ma è anche il compimento della vita. Altrimenti cosa porta in più l’essere cristiani?
Nessuno mette in dubbio la grandezza del Papa, nessuno mette in discussione il vuoto che lascia dentro la Chiesa e dentro la società tutta, ma credo vada anche messo in luce che la sua morte è il compimento della vita, altrimenti possiamo solo dire che abbiamo “perso” un grande uomo.
Venerdì santo alla Via Crucis abbiamo ascoltato la parte finale dello Stabat Mater di Pergolesi, ve ne riporto il link:
https://www.youtube.com/watch?v=HUZbq6JZ8ro
Dovreste ascoltarlo dal minuto 37 e 58 secondi alla fine, circa 5 minuti; prima del monumentale Amen che chiude l’intera cantata abbiamo una frase che suona come preghiera finale:
Quando il mio corpo morirà
fa’ che all’anima sia data
la gloria del Paradiso.
Che sia questa la preghiera della nostra gratitudine e del più alto suffragio per papa Francesco.
dalla liturgia ambrosiana:
IV° giorno dell’Ottava di PASQUA
In quello stesso giorno due discepoli del Signore Gesù erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto». Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?». Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.
Vangelo secondo Luca 24,13-35.
Questo stupendo brano ci dice che può esserci sempre la compagnia di Gesù e che sempre quella compagnia si riconosce perché sa darci le ragioni di tutto ciò che viviamo, liete o tristi che siano, il punto è da una parte che lasciamo emergere ciò che siamo, senza mascherare e senza coprire la nostra e dall’altro che abbiamo il coraggio di manifestare il nostro vero desiderio quando questo affiora. I due di Emmaus hanno questo pregio e questo è ciò che dobbiamo chiedere per noi, perché ci si possa accorgere del Risorto che ci accompagna.
quando poi ci si vede donare la vita, nello spezzare il pane, allora si è disposti a correre al cenacolo, di notte, per dire a tutti: l’abbiamo visto. La missione è la passione che nasce da una pienezza.

Scuola di Comunità
IL SENSO RELIGIOSO
Capitolo 12
L’avventura dell’interpretazione
E’ un problema anche di libertà. Lo riconosceva uno dei più noti neo-marxisti, Althusser, quando diceva che tra esistenza di Dio e marxismo il problema non è di ragione, ma di opzione.
Se si tratta di un problema di opzione è quindi un problema di scelta; scelta però da non intendere nella prospettiva più banale, perché la scelta di ciascuno è orientata e decisa dalla propria storia, dalla vita che si vive e dagli incontri che si fanno. Nessuno è aribrario nella propria decisione ma ciascuno cercherà di scegliere secondo un proprio uso della ragione.
Per questo ci sono fior di pensatori e scienziati che possono dire di non avere il “dono” della fede, se fosse solo una scelta come un altra quelle parole sarebbero insensate.
Buona giornata,
donC
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