Mercoledì 24 settembre 2025

Non sempre va tutto come ti aspetti.
Forse qualcuno ricorda che nella calura di agosto avevo raccontato dell’incontro con un asiatico che chiedeva degli orari delle celebrazioni in san Pio.
Mi aveva lasciato il numero del cellulare perchè, mi aveva detto, era in Italia da un anno e non conosceva ancora nessuno. Così dopo qualche giorno l’ho contattato.

Questo è il prosieguo di quell’incontro.
Hanno cominciato ad arrivarmi messaggi alle 7 del mattino, molto ma molto sentimentali: cuoricini e fiorellini, arcobaleni e stelline, per parlare di Dio che fa cose immense, che le giornate sono luminose e che la vita è bella, che se sei nella fatica Lui ti salva e ti consola, che non si deve avere paura di nulla perchè la forza della preghiera cambia tutto, …
Al secondo giorno mi è parso evidente che non potevo rispondere ogni giorno a quelle parole, forse perché io non “ho visto la luce” come uno dei fratelli di un celebre film.
Dopo qualche giorno il messaggio terminava con la richiesta di non lasciare senza risposta quelle parole, di provare, se ero d’accordo, a scrivere solo “amen”.

Lì ho perso la ragione.
Con una serie di botta e risposta ho comunicato che senza la Chiesa non si va da nessuna parte, che io mi salvo non perchè mi rimetto in armonia con il mondo ma perchè vivo la Sua presenza nei Sacramenti e non nei messaggini di whatsApp. A quel punto, credo spazientito, il mio “amico” ha scritto che Gesù per pregare se ne andava dalla Chiesa e stava da solo con il Padre.
Mi è parso chiaro che fosse cristiano sì ma evangelico.

Lì ho smesso di rispondere.
Nel bloccare poi quel contatto mi sono accorto che il numero era quello di un’”azienda”, ho trovato il modo con cui sta cercando di incontrare la gente per convertirla a chissà che.

Essere cauti e prudenti non vuol dire essere sospettosi con chiunque ma anche il “cedere” totalmente alla circostanza non è segno di fiducia ma di ingenuità.


dalla liturgia ambrosiana:

In quel tempo. Mentre stavano ad ascoltare queste cose, il Signore Gesù disse ancora una parabola, perché era vicino a Gerusalemme ed essi pensavano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all’altro. Disse dunque: «Un uomo di nobile famiglia partì per un paese lontano, per ricevere il titolo di re e poi ritornare. Chiamati dieci dei suoi servi, consegnò loro dieci monete d’oro, dicendo: “Fatele fruttare fino al mio ritorno”. Ma i suoi cittadini lo odiavano e mandarono dietro di lui una delegazione a dire: “Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi”. Dopo aver ricevuto il titolo di re, egli ritornò e fece chiamare quei servi a cui aveva consegnato il denaro, per sapere quanto ciascuno avesse guadagnato. Si presentò il primo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate dieci”. Gli disse: “Bene, servo buono! Poiché ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il potere sopra dieci città”. Poi si presentò il secondo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate cinque”. Anche a questo disse: “Tu pure sarai a capo di cinque città”. Venne poi anche un altro e disse: “Signore, ecco la tua moneta d’oro, che ho tenuto nascosta in un fazzoletto; avevo paura di te, che sei un uomo severo: prendi quello che non hai messo in deposito e mieti quello che non hai seminato”. Gli rispose: “Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio! Sapevi che sono un uomo severo, che prendo quello che non ho messo in deposito e mieto quello che non ho seminato: perché allora non hai consegnato il mio denaro a una banca? Al mio ritorno l’avrei riscosso con gli interessi”. Disse poi ai presenti: “Toglietegli la moneta d’oro e datela a colui che ne ha dieci”. Gli risposero: “Signore, ne ha già dieci!”. “Io vi dico: A chi ha, sarà dato; invece a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha. E quei miei nemici, che non volevano che io diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me”».

Vangelo secondo Luca 19, 11-27.

Attenzione a non cedere all’immagine di Dio che giudica come un uomo esoso, come un amministratore e non come un padre; per aiutarci a evitare una lettura reattiva il brano è ben introdotto: la preoccupazione di Gesù è indicare ai discepoli che non si vive aspettando ma che si aspetta vivendo e vivendo in modo che la vita dia frutto.
Interessante anche la notazione che i primi due servi rendono al loro signore ciascuno il doppio di ciò che hanno ricevuto ma non sono trattati allo stesso modo: hanno ricevuto in base alle loro capacità e su questo hanno uguali impegno e risultati ma il primo riceve anche l’ultima moneta; perchè? perchè avere di più mette a rischio di più, ci sono magari maggiori capacità, maggiore sclatrezza ma anche maggiore senso delle cose. Nella attesa del regno di Dio tutto può essere di aiuto o di distrazione; quello che conta non sarà mai il custodire ma il far crescere.
Spesso la nostra fede ci accontentiamo di non perderla ma quando ci mettiamo a trafficarla perché cresca?


Scuola di Comunità
IL SENSO RELIGIOSO

Abbiamo un problema. Vogliamo sempre capire chi sia questo Dio in cui diciamo di credere, cerchiamo sempre immagini che lo svelino, tentiamo di ritrarlo in ogni aspetto della nostra umanità. Ma nulla, ogni volto che diamo a Dio non è mai quello che lo può definire.
Il volto stesso di Dio resta sempre familiare e sconosciuto allo stesso tempo. Ma come ci si può innamorare di un mistero? Il lavoro sul testo de “Il senso religioso” ci ha svelato che più si sta sulla ragione più si percepisce che la realtà delle cose sfocia sempre nel rapporto con il mistero percepito come in nesso con la nostra vita, con i desideri del nostro cuore.


Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *