Potere del campanello.
sempre più spesso quando suoni a una porta la risposta è un abbaiare furioso o, peggio, un latrare cupo. In questi casi spesso al mio suonare non risponde nessuno, il pet è solo un campanello d’allarme che avvisa chi fosse malintenzionato: “qui ci sono io”.
Talvolta però i padroni ci sono, e aprono la porta di casa, e quando succede occorre essere preparati all’imprevisto: ci sono cani che non vedono l’ora di annusarti tutto, altri che saltano come molle nella speranza di poter giocare un pochino, altri che cercano di leccarti cercando coccole, … ieri sera invece un cane mi ha aggredito cercando di mordermi. Alla faccia degli fogli che avvisavano del mio passaggio.
La cosa che però mi ha dato fastidio è che la giovane padroncina, avrà avuto forse vent’anni, non solo non si è scusata ma dopo aver portato il cane in un’altra stanza, mentre io la aspettavo per benedire, ha lasciato con me la domestica andando, senza dire una sola parola, a rinchiudersi nella sua stanza.
Ripensavo a quanto amore avrà dato quel cane ai suoi padroni, ma i suoi padroni non hanno imparato da lui nè l’amore nè la riconoscenza. D’altro canto se non ci accorgiamo dell’amore di Gesù come possiamo prendere sul serio quello di un cane?
Sono uscito di casa quasi gridando, in modo da essere sentito: “Signorina, auguri di buon Natale!”
Tutto ciò ha reso ancora più evidente che occorre che si passi per le case a benedire: altrimenti chi lo dice a queste persone che Gesù viene?
dalla liturgia ambrosiana:
Mercoledì
della III°settimana di Avvento
Memoria di san Francesco Saverio, sacerdote
Nato nel 1506 nella nobile famiglia basca dei Xavier nella Navarra, Francesco nel 1525 si trasferì a Parigi per proseguire i suoi studi, divenendo magister artium. A Parigi si trovò accanto a Ignazio di Loyola, compagno di studi e di alloggio. A lungo resistette alla grande attrattiva che Ignazio e la sua scelta esercitavano su di lui, finché nel 1534, nel giorno dell’Assunta, si trovò anch’egli con i primi gesuiti a Montmartre a consacrarsi a Dio per sempre.
Partito per la Palestina, dovette fermarsi a Venezia, essendo la Terra Santa inaccessibile a causa dei turchi musulmani, e qui, ordinato a 31 anni sacerdote, si dedicò con Ignazio alla stesura delle costituzioni della Compagnia di Gesù. Raggiunse poi con i suoi compagni Roma, dove si misero a disposizione del papa per essere inviati in missione. Francesco, con la nomina papale di nunzio apostolico, partì per l’Estremo Oriente. Nel 1542 sbarcò prima in Mozambico e poi raggiunse Goa, capitale delle Indie, dove iniziò la sua missione di evangelizzazione. Portò quindi l’Evangelo nello Sri Lanka, a Malacca, dove incontrò i primi giapponesi, e nelle Molucche. Animato da ardente zelo missionario, raggiunse nel 1548 il sud del Giappone, dove si fermò due anni fondando le prime tre fiorenti comunità cristiane.
Pensando che non avrebbe potuto proseguire la sua opera missionaria senza visitare la culla della cultura giapponese, progettò di raggiungere la Cina; ma lungo il viaggio fu colpito da forti febbri e fu condotto sull’isola di Sangchuan, dove morì la notte tra il 2 e il 3 dicembre del 1552. Aveva portato il vangelo a un numero grandissimo di pagani, percorrendo distanze smisurate, tra mille difficoltà di cultura e di lingua: la sua opera aprì nuove vie alle missioni gesuite. Nel 1927 fu proclamato patrono delle missioni, insieme a santa Teresa di Lisieux.
In quel tempo. Riunita la folla, il Signore Gesù disse loro: «Ascoltate e comprendete bene! Non ciò che entra nella bocca rende impuro l’uomo; ciò che esce dalla bocca, questo rende impuro l’uomo!». Allora i discepoli si avvicinarono per dirgli: «Sai che i farisei, a sentire questa parola, si sono scandalizzati?». Ed egli rispose: «Ogni pianta, che non è stata piantata dal Padre mio celeste, verrà sradicata. Lasciateli stare! Sono ciechi e guide di ciechi. E quando un cieco guida un altro cieco, tutti e due cadranno in un fosso!». Pietro allora gli disse: «Spiegaci questa parabola». Ed egli rispose: «Neanche voi siete ancora capaci di comprendere? Non capite che tutto ciò che entra nella bocca, passa nel ventre e viene gettato in una fogna? Invece ciò che esce dalla bocca proviene dal cuore. Questo rende impuro l’uomo. Dal cuore, infatti, provengono propositi malvagi, omicidi, adultèri, impurità, furti, false testimonianze, calunnie. Queste sono le cose che rendono impuro l’uomo; ma il mangiare senza lavarsi le mani non rende impuro l’uomo».
Vangelo secondo Matteo, 15 10-20.
Il punto per Gesù è sempre e solo l’origine delle cose: se ciò che fai guarda all’origine delle cose, alla loro natura allora sono cose buone, se invece si cambia lo scopo o la finalità allora c’è l’impurità.
Dove impuro significa che non permette il rapporto con il divino, e questo è molto importante e pesante nella concezione di una vita che voglia essere rapporto con il Mistero, e quel genere di impurità non è esterna, dice il brano, ma originata dall’uomo: “esce”.
D’altra parte Gesù ci dice che ciò che entra in noi non ci segna se non entra nel nostro cuore; e anche questo potrebbe essere un elemento di aiuto, perché quando pecchiamo dovremmo notare la differenza tra la mancanza del cuore e l’errore dell’istinto o dell’immediatezza, del possesso o della paura. Credo che sia questo a fare la differenza tra peccati “veniali” e peccati “mortali”.
Scuola di Comunità 2025/2026
Luigi GIUSSANI,
All’origine della pretesa cristiana
Premessa
All’origine della pretesa cristiana è il tentativo di definire l’origine della fede degli apostoli. In esso ho voluto esprimere la ragione per cui un uomo può credere a Cristo: la profonda corrispondenza umana e ragionevole delle sue esigenze con l’avvenimento dell’uomo Gesù di Nazareth.
“La ragione per cui un uomo può credere a Cristo”, lo scopo del libro non è indurre a credere ma fornire le ragioni per poter credere. Questo rispetto di don Giussani per la libertà della persona, che la scelta per Gesù sia un atto ragionevole e quindi libero, è una delle cose che più mi convincono dell’esperienza cristiana: non un passo che lega ma una ragione che accoglie.
Abbiamo bisogno anche tra noi di tornare a far valere questo metodo: spesso invece ci diamo le ragioni per “dire di sì” e non per aiutarci a scegliere. E come sarebbe bello che i rapporti portassero in sè questo criterio.
Buon mercoledì,
donC

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