Mercoledì Santo 16 aprile 2025

Come non ritenersi obbligato, in questa giornata, a riprendere l’icona della Maestà di Duccio conosciuta come “il patto di Giuda”? Ed è proprio dalla denominazione della tavola che vorrei partire: il titolo non è già un giudizio come invece c’è nelle titolazioni che conosciamo: Giuda non è “traditore o l’Iscariota” ma uno che fa un patto per consegnare Gesù. Certo, il cambio nella descrizione non è radicale e non stravolge il concetto, ma ci permette di lasciare spazio alla interpretazione di una tra le figure più controverse della storia.
Qui Duccio sembra dare una sua interpretazione del fatto o almeno così mi piace pensare:

Subito dietro le spalle dell’apostolo apostata ( e già qui mi piace un sacco l’immagine dell’inviato, “apostolo”, che si allontana, “apostata”, rendendo l’idea che è l’andarsene per i fatti propri la sola diversità) potete vedere un torvo personaggio, vestito come un grezzo servitore, che alle spalle di Giuda pare controllare la situazione: come a sottolineare che Giuda è stato guidato alla estrema compravendita non dai suoi pensieri ma dalla presenza di un Altro che è Male, Uno che l’ha condotto fino a lì.

Interessante è anche il gioco delle mani degli anziani del popolo: sembra quasi voler rendere le istruzioni e le condizioni che stanno dando a Giuda.

C’è un destino di male che grava sull’intera scena e Duccio sembra volerlo mettere in evidenza: un uomo solo non avrebbe potuto fare tanto male.
In un tempo dove riconoscere il proprio errore è già una grande cosa potremmo a questo punto scaricare tutta la colpa su Satana; ma non sarebbe questa la lettura giusta, credo invece sia corretto provare a dire che Giuda si fa interprete del male che combatte Cristo e che non potrebbe vincerlo se non trovasse carne nell’apostolo.

Sono piuttosto certo della mia intepretazione per via di quei sandali di Giuda che vi ho messo in primo piano, tutti gli altri personaggi della scena hanno dei calzari tranne, appunto, Giuda. Calzari che ritroveremo domani nella formella della lavanda dei piedi; già dall’ingresso in Gerusalemme Giuda non è più rappresentato tra gli apostoli eppure ha gli stessi sandali questo attesta che non ha perso la sua “dignità” di apostolo ma se ne è andato.

Infine una parola sulla scena: è all’aperto mentre un simile accordo ce lo saremmo immaginato tramato nel buio di un luogo chiuso, come mai tutto avviene alla luce del sole? Per ricordarci che il Padre, il buon Dio sa bene cosa accade nel cuore degli uomini e che la verità verrà “gridata sui tetti”.


dalla liturgia ambrosiana:

In quel tempo.
Uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai capi dei sacerdoti e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnarlo.

Vangelo secondo Matteo 26,14-16.

“Quanto volete darmi?”. Il tradimento non è gratuito, mentre l’odio è gratuito. Quindi Giuda non odia Gesù, possiamo dire che era disilluso, forse che era stanco o forse deluso, perché i suoi compagni seguivano il Maestro sì ma cercando però di “essere il più grande”.
Quella vita non era più per lui, non era quella che si era aspettata nel dire il suo sì, e così nega tutto, in un solo colpo tutto quello che conta viene tolto per uno strappo, violento e definitivo; è meglio che tutto finisca, e che finisca anche Gesù.

In fondo capita a tutti di avere dei momenti in cui vorresti solo scappare, andartene, magari scordando tutto.
Il punto è che invece tutto resta e tutto diviene sempre più ingombrante, quello che fa la nostra storia torna e torna e torna sempre. Tutto questo accade non perché si scappi sempre e sempre più lontano, Giuda si impicca, ma piuttosto perchè si possa sempre di nuovo tornare a scoprire la verità di quello che si è incontrato.
E’ lo stesso Gesù che ci ricorda che il nostro limite non è obiezione ma occasione per ripartire; basta pensare a cosa è, o a cosa dovrebbe essere, per noi la Confessione: un enorme momento di ripartenza, di nuova decisione, legata alla ancora una volta riconosciuta verità di ciò che si è incontrato.

La differenza tra me e Giuda è quindi tutta nella possibilità di un luogo che amministra e dona il perdono; lui ha fatto tutto da solo, e forse, se fossi solo, farei anch’io la scelta sbagliata. Nell’abbraccio di Gesù e della Chiesa anche l’errore più grande può essere perdonato.


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