Santissima TRINITA’ | 15 giugno 2025

In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui». Gli disse Giuda, non l’Iscariota: «Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi, e non al mondo?». Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».

Vangelo secondo Giovanni (14,21-26.)


1. “Noi verremo e prenderemo dimora presso di lui.
La prima cosa è dirci che ci interessa la festa della Trinità perché Dio stesso ci ha promesso di entrare nella nostra vita.
Dio sceglie di venire dentro il nostro vivere, così ciascuno di noi è “abitato” da Dio.
E che Dio prenda dimora in noi è un fatto che ci da la garanzia di una vita umana, quindi con tutte le caratteristiche della nostra umanità ma costantemente tesa al bene (il Padre), che si fa principio di vita (il Figlio), e intelligenza della realtà (lo Spirito Santo).

2. “Se uno mi ama
Il dono della vita trinitaria non è per chiunque, ma solo per chi ama Gesù. E questo è un passaggio pesante che potremmo, credo, semplificare con una sola frase: amare non è voler bene; tutti vogliono bene al Gesù che ama e perdona, forse anche chi non crede può voler bene a questo Gesù; ma amare è un’altra cosa, e tutti lo sappiamo benissimo, è mettere quel rapporto, quel volto, al centro di tutto.

Noi possiamo solo chiedere di innamorarci davvero di Gesù.

3. Una digressione.
Che però non è una distrazione. Quello che in queste ore sta accadendo ci chiede di non essere indifferenti, e mi riferisco a tutta la violenza che c’è nel mondo e tra noi.
Dobbiamo decidere se ci vogliamo fermare ai pensieri, alle analisi, alle proteste (che non sono sbagliate ma che rischiano di fermarsi sempre a ciò che altri devono fare) o se vogliamo scommettere sul fatto che davvero Gesù sia la pace per la nostra vita e per il mondo: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace”.
Accogliere la sfida che Gesù lancia significa oggi innanzitutto accogliere l’invito alla preghiera che da molte parti ci raggiunge.
La vera sfida è accogliere il fatto della preghiera come il vero grande aiuto che possiamo dare al mondo e a noi stessi. E’ dal gesto del silenzio, è dalla invocazione nella preghiera che ci possono venire idee e passi concreti che ci aiutino a cambiare questo stato di cose.


Trinità, Andrej Rublev, 1422, Galleria Tretiakov, Mosca

Qualcuno la definisce la Trinità di Rublev “icona delle icone”. E quindi fiumi di inchiostro sono stati scritti su quella stupenda immagine: scritti di teologia, di spiritualità e anche di estetica. Per questo faccio sempre fatica a rileggere questa trasposizione immensa del brano di Genesi (18,1-3).
Solo una piccola nota sui colori, che ci permettono di riconoscere i tre personaggi della trinità divina: al centro c’è Gesù, quello che conosciamo e che ci attira, vestito di rosso, il colore della passione e della incarnazione; a destra troviamo lo Spirito Santo vestito di verde, colore della speranza secondo la tradizione popolare, segno del rinnovamento già accaduto nella teologia del colore; a sinistra infine l’angelo-Padre vestito in modo un pochino più articolato: sotto ha una tunica blu, segno del cielo-vita eterna e rivestito di un velo color oro indica la sua assoluta regalità.

La giornata di oggi ci lancia dentro un Mistero che sta sotto i nostri occhi, dentro le nostre stesse vite, eppure siamo sempre bisognosi di capire, di comprendere una condizione che non creiamo noi. Cominciamo con ciò che è evidente.


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