La firma della pace su Gaza, ha reso effervescente il parlare di quella situazione. Non c’è stata persona incontrata nella giornata di ieri che non si sia domandata come e cosa fare ora che quella gente non rischia più la pelle ma non ha nulla: vestiti, casa e cibo, ma anche sanità e istruzione, sono un problema di ogni istante della giornata.
Se di fronte ai proiettili eravamo attoniti e impotenti, ora, di fronte all’inedia abbiamo un sacco di desideri e disponibilità. E qualcuno ha già iniziato a muoversi.
C’è però più di uno che vede crescere il proprio desiderio ma poi si ferma constatando che non si sa come realizzarlo. E così da una parte c’è l’impeto di molti e la fatica di alcuni. Ma la maggioranza sarebbe disposta ai salti mortali per sollevare almeno un pò la situazione della gente di Gaza.
Su una cosa, forse discutibile, riflettevo, andando a dormire: il pericolo, per me concretissimo, che ci si immedesimi in qualcuno altro per essere liberi del dover stare di fronte a sè stessi. Perché sono così attento e disponibile verso l’altro che ha bisogno mentre trascuro e ometto sempre di stare davanti al mio bisogno.
Se il bisogno dell’altro lo guardo subito perché invece per i miei bisogni più veri non ho mai tempo e voglia?
dalla liturgia ambrosiana:
Venerdì della VI° settimana dopo il martirio del Precursore
In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e di comparire davanti al Figlio dell’uomo». Durante il giorno insegnava nel tempio; la notte, usciva e pernottava all’aperto sul monte detto degli Ulivi. E tutto il popolo di buon mattino andava da lui nel tempio per ascoltarlo.
Vangelo secondo Luca 21, 34-38.
Dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita cosa sono, se non la grande prova della distrazione? Essere fedeli è un compito che schiaccia, nel tempo, anche le persone moralmente più forti. Mentre il vegliare non è un semplice “stare attenti”, vegliare è un lavoro che svolge chi ha qualcosa da custodire, da difendere, e questo ci ammonisce al riconoscere che il nostro non vigilare è per una mancanza di affezione e non solo un frutto delle circostanze in cui viviamo.
E noi vegliamo non per la paura di perdere qualcosa ma per avere la grazia di “comparire davanti al Figlio dell’uomo”. Che cosa potremmo desiderare di più, anche in mezzo al decadere del mondo intero, della compagnia di Cristo?
Scuola di Comunità 2025/2026

«Cristo, nuovo principio
di conoscenza e di azione»
Qui potete trovare il testo della Giornata di inizio anno:
https://www.clonline.org/it/pubblicazioni/libretti/giornata-inizio-anno-2025
1. CRISTO CI ATTRAE A SE’
Tutti noi siamo qui, anche chi fosse qui per la prima volta, perchè in qualche modo attratti da Cristo, attraverso un incontro umano che ci ha conquistato. …
E’ nel rapporto con Lui che il mio io, la mia umanità trova compimento, gioia vera, pace.
Siamo all’inizio della risposta di Davide e si parte con una immediata nettezza: nessuno si fa da solo, nessuno trova le risposte alle domande del cuore nella propria intelligenza. L’incontro che ha segnato la vita si è mostrato come un’esperienza di pienezza e di verità di noi stessi che non avevamo mai vissuto.
Questo dovrebbe farci eternamente grati di questo dono e costantemente mendicanti della grazia accaduta.
Buon venerdì,
donC

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