“Sono don Cesare, a benedire le case”.
Rispondo sempre così quando da dietro una porta una voce chiede “chi è?”. Suoni il campanello, aspetti, e talvolta la domanda è proprio quella: “chi è?”. Solitamente chi pone la domanda poi apre anche la porta, perché si era scordato dell’avviso che preannunciava il passaggio del sacerdote proprio per quell’ora. E questo può comportare che la gente ti accolga per come è, per come solitamente vive la propria casa, la propria intimità.
Ieri mi sono imbattuto, benedicendo case con la premessa del “chi è?”, in situazioni quantomeno strane: in due case diverse, con due single, la porta appena aperta ha lasciato che uscisse un fumo e un odore piuttosto inconfondibili, mentre in un altro appartamento mi sono imbattuto in una ragazza che, evidentemente, stava aspettando qualcun altro, questo almeno mi hanno indotto a pensare gli abiti succinti le luci soffuse, l’incenso e la musica di sottofondo.
Poi sono passato anche da una casa dove un padre stava litigando con il figlio adolescente, da fuori, prima ancora di suonare, sentivo bestemmie da parte dell’uno e dell’altro, e, forse sbagliando ho suonato lo stesso, quando mi è stato detto di entrare ho semplicemente detto loro che sarei passato un’altra volta ad acque più tranquille.
Ho visto case per scappare dalla fatica delle giornate, ho visto case per aspettare l’amore, ho visto case per litigare, e anche case liete, calde e accoglienti, come ne ho viste di fredde e sole.
Che casa è la tua?
Perché la tua casa racconta chi sei, ma soprattutto di cosa vivi.
dalla liturgia ambrosiana:
Venerdì
della I°settimana di Avvento
Memoria della Presentazione di Maria
Il 21 novembre anticamente corrispondeva alla festa della dedicazione della basilica di S. Maria Nuova, edificata dall’imperatore Giustiniano (VI sec.) in prossimità del tempio di Gerusalemme. Sotto il patriarca Germano (VIII sec.) la festa veniva celebrata in tutto l’impero bizantino come memoria di Maria che ancora bambinetta sale al tempio, e ivi è dedicata al servizio di Dio, avvenimento riportato dall’evangelo apocrifo di Giacomo.
Questa origine apocrifa della celebrazione ne ritardò l’estensione in occidente, dove la festa iniziò ad essere celebrata ad Avignone nel 1373, per essere poi definitivamente introdotta nel 1585 ad opera di Sisto V. Rimase anche dopo la riforma liturgica del Vaticano II, per rispetto delle chiese d’Oriente che venerano in questa ricorrenza la piena dedizione della Madre di Gesù, “domus aurea”, alla gloria di Dio, facendo memoria della gioia di lei, Figlia di Sion, nel consacrare totalmente al mistero della volontà di Dio la propria vita.
Al di là della consistenza di un episodio particolare nella vita di Maria, cui i vangeli apocrifi hanno voluto dare articolazione narrativa, questa memoria celebra con stupore la fedeltà e la piena corrispondenza di Maria di Nazaret alla grazia totale che ella servì giorno per giorno con piena dedizione, aderendo allo svolgersi degli avvenimenti e alla rivelazione del mistero della salvezza universale. La quotidianità della vita nascosta fu per lei come il “portico del tempio”, spazio di silenzio e gioiosa attesa, in preparazione della decisione che cambiò il corso della storia universale: il consenso al farsi carne del Verbo di Dio.
In quel tempo. Il Signore Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità. Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!».
Vangelo secondo Matteo 9, 35-38.
Le pecore di oggi, a differenza di quelle del tempo di Gesù, non sanno nè di essere stanche né di essere senza pastore. Le pecore di oggi, che siamo noi, sono disperse e quindi nel loro disagio non sanno più riconoscere i bisogni e le mancanze che segnano la loro vita.
Le pecore di oggi vivono semplicemente un disagio , una inquietudine.
Ma le analisi non ci servono perché resta vero quello che si dice in questo breve brano di Matteo: Gesù ha compassione, sempre, della nostra umanità, della nostra fatica, qualunque sia la sua origine.
Gesù viene per questo, per la sua immensa compassione, per il suo sconfinato soffrire con noi; proprio questa compassione è l’inizio del nostro speranzoso attendere: sapere di non essere soli con sé stessi è davvero l’inizio della vita nuova.
Pregare perché ci siano operai a questo punto significa chiedere che il progetto di Gesù, la sua compassione abbia sempre più volti che ne possano essere testimoni credibili, compagni al nostro cammino.
Scuola di Comunità 2025/2026

«Cristo, nuovo principio
di conoscenza e di azione»
Qui potete trovare il testo della Giornata di inizio anno:
https://www.clonline.org/it/pubblicazioni/libretti/giornata-inizio-anno-2025
Cassese
Cosa vuol dire essere soggetti di missione?
Dopo una serie di esempi che raccontano di gesti di “missione”, di espressione pubblica, di ciò che siamo e ci fa vivere, eccoci al terzo passaggio, quello finale, della Giornata di inizio anno. La missione.
Se non se ne ha una comprensione morale, dobbiamo fare, la domanda resta aperta: come essere missionari?
Darei uno spunto di risposta citando Chieffo: “sento la vita che mi scoppia dentro il cuore”; quando il cuore è pieno la vita canta.
Buon venerdì,
donC

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