PURTROPPO NON SONO RIUSCITO A METTERE LE FOTO, LO FARO’ APPENA MI SARA’ POSSIBILE. SCUSATE.
Il 5 maggio è, per me, il giorno dell’arrivo alla Basilica del santo Sepolcro; in quella giornata abbiamo visto molte altre cose, quasi tutte legate alla passione di Gesù, ma è su quel luogo che vorrei cominciare oggi il racconto di quella giornata.
Nelle mie precedenti visite ricordo quella strana chiesa come un luogo di confusione, di tante cose diverse messe insieme senza troppo senso, e certamente senza troppo ordine: entri e ti trovi davanti la pietra dell’unzione del corpo di Gesù, mentre a sinistra hai una ripida scala, sconnessa, che ti porta alla cima del Golgota con il buco dove è stata infissa la Croce.
Poi, girando attorno al presbiterio, la chiesa è a pianta centrale e quindi il presbiterio è al centro della chiesa cinto da un alto muro, ti trovi dove c’è uno slargo con la pietra del santo sepolcro, …
Insomma, tante cose messe come capita, segno del fatto che quel luogo è stato utilizzato per come si poteva e senza un ordine.
Ma quella confusione non mi è mai stata fastidiosa, mi dava l’idea del trambusto di quel giorno: miscuglio di odio e di affetto, di derisione e lacrime.
solo che, nella quiete turistica dei giorni precedenti, non sapevo nemmeno cosa aspettarmi: avevo il desiderio di arrivare lì per vedere.
E come accade sempre mi sono trovato in una condizione nuovamente diversa: la confusione c’era, certo molto meno delle volte precedenti, così come c’era ancora la gente che era lì per curiosità e turismo e non per amore a Gesù. Ma questo non ha impedito nessun gesto nè tanto meno ci ha impedito di pregare.
In quel disordine e confusione riconosco sempre me, la mia situazione. Come era accaduto nei minuti precedenti, attraversando la città vecchia con la croce e facendo la via crucis, la gente ride e vive mentre tu cerchi di guardare a Gesù: la vita è fatta di una scelta continua: dove e cosa vuoi guardare?
Lì, anche solo per dire la Messa, devi cercarti un posto tranquillo e silenzioso, per non finire nella confusione e nel rumore … della gente che visita e dei lavori in corso, necessari.
dalla liturgia ambrosiana:
Venerdì della V settimana dopo PASQUA
In quel tempo.
Vangelo secondo Giovanni 12,44-50.
Il Signore Gesù esclamò: «Chi crede in me, non crede in me ma in colui che mi ha mandato; chi vede me, vede colui che mi ha mandato. Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre. Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo. Chi mi rifiuta e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho detto lo condannerà nell’ultimo giorno. Perché io non ho parlato da me stesso, ma il Padre, che mi ha mandato, mi ha ordinato lui di che cosa parlare e che cosa devo dire. E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico così come il Padre le ha dette a me».
Mi fa una grande impressione, tutte le volte, ascoltare la parola di Gesù che dice che lui non è venuto per condannare. In fondo la condanna per me è sempre e solo frutto di un giudizio, se non devo condannare allora devo astenermi dal giudicare? E allora cosa dire delle stragi di questi tempi, talvolta commesse da governi democraticamente eletti?
Anche perché Gesù ha sempre giudicato tutto ciò che ha visto e in cui si è imbattuto.
Nel leggere queste parole di Gesù credo si debba sempre tenere presente che il giudizio di Gesù è sempre e solo espresso sui fatti, e mai sulle persone: giudica il male che vede ma non giudica chi lo commette, anzi verso il peccatore c’è sempre una grande misericordia e attenzione.
Gesù vede l’uomo e il suo bisogno, e su quello si china.
Questo, termina il brano, è possibile non per una predisposizione o per uno sforzo ma per una comunione vera con il Padre, colui che è Misericordia che ci abbraccia perchè vede e parla al nostro cuore.

Scuola di Comunità
IL SENSO RELIGIOSO
Capitolo 13
Educazione alla libertà
2. Educazione a un atteggiamento di domanda
La curiosità è l’aspetto più immediatamente meccanico di questa attenzione abissale in cui la natura desta l’uomo di fronte al cosmo.
Anche la curiosità ha uno scopo bello e importante, non è solo quella cosa meschina e banale che crediamo che sia. Per essere attenti occorre essere curiosi, occorre essere capaci di stare alla relatà con una domanda di bene che spalanca il cuore e lo mette in ricerca di ogni ipotesi di significato. Sino a nutrirci della più semplice.
Chiedere di essere curiosi è quindi molto importante perchè il curioso mi pare essere il contrario del tranquillo, del sazio, del borghese.
Il curioso è, sanamente, l’uomo inquieto.
Buon venerdì,
donC
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