Venerdì 28 febbraio 2025

Attraversavano la strada insieme, uomo e cane, ed erano uno lo specchio dell’altro.
Erano da poco passate le sette e trenta e stavo facendo il giro esterno per aprire l’ascensore della chiesa e di fronte mi si è parata la scena: attraversavano la via, in mezzo a tanti ragazzi frettolosi e un pochino infreddoliti; vedevo quell’anziano che camminava tenendo le mani dietro la schiena, curvo in avanti e che aveva la coda, il guinzaglio del cane, che terminava con la povera bestia che lo seguiva con una cadenza che gridava dolore ad ogni passo. Se il conduttore era lento e incerto sulle sue due gambe, il condotto, nonostante le sue quattro zampe, lo era ancora di più.
Certamente la fatica di entrambe era visibile e tangibile, come era visibile la loro tarda età; ma proprio per questo la cosa mi ha colpito: la fedeltà è ciò che tiene in vita. Credo infatti che quell’uomo non avrebbe mai fatto la fatica uscire nel freddo della mattina se non avesse avuto l’anziano cane da accudire e credo che nemmeno il cane si sarebbe costretto a quella penosa passeggiata se non per accompagnare il suo padrone.


Ho celebrato la Messa chiedendo la stessa fedeltà, magari non al cane.


dalla liturgia ambrosiana:


In quel tempo.
Il Signore Gesù e i suoi discepoli andarono di nuovo a Gerusalemme. E, mentre Gesù camminava nel tempio, vennero da lui i capi dei sacerdoti, gli scribi e gli anziani e gli dissero: «Con quale autorità fai queste cose? O chi ti ha dato l’autorità di farle?». Ma Gesù disse loro: «Vi farò una sola domanda. Se mi rispondete, vi dirò con quale autorità faccio questo. Il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini? Rispondetemi». Essi discutevano fra loro dicendo: «Se diciamo: “Dal cielo”, risponderà: “Perché allora non gli avete creduto?”. Diciamo dunque: “Dagli uomini”?». Ma temevano la folla, perché tutti ritenevano che Giovanni fosse veramente un profeta. Rispondendo a Gesù dissero: «Non lo sappiamo». E Gesù disse loro: «Neanche io vi dico con quale autorità faccio queste cose».

Vangelo secondo Marco 11,27-33.

Ho sempre pensato che Gesù dopo una tale risposta avrebbe dovuto gongolare per due giorni, io lo avrei fatto; aveva messo a tacere chi non sapeva tacere mai. In realtà sono sempre più convinto che questa sua risposta lo abbia davvero rattristato: aver zittito chi cercava di fargli dimostrare chi fosse non era comunque quello che sarebbe stato lecito aspettarsi, avrebbe desiderato che quelle persone si interrogassero veramente, che capissero che la sua vita parlava per lui.

D’altra parte quella risposta di Gesù mi si ritorce contro perché mi aiuta a capire che la fede è un dono ma che occorre alimentarla, imparando a vedere “l’attività” di Dio dentro la vita, altrimenti si finisce con il ritenere che sia solo Lui a doversi muovere, a doverci conquistare.

Quale autorità ha Gesù sulla nostra vita?


Scuola di Comunità
IL SENSO RELIGIOSO

4. Carattere esigenziale della vita.

 L’umanità di una società, la sua civiltà, è determinata dall’aiuto che l’educazione di essa dà a mantenere spalancata questa apertura insaziabile, attraverso tutti i comodi e gli interessi che prematuramente la vorrebbero chiudere.

Un giudizio netto e una affermazione precisa: una società è umana se educa a guardare tutto con l’apertura a un oltre. Almeno come possibilità. Questa è davvero una grande intelligenza delle cose e merita di essere usata per guardare e capire il tempo che viviamo; la sensazione è che non sia questa la priorità della nostra attuale società. Che mi pare sempre più positivista.


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