Venerdì 29 agosto 2025

Non c’è che dire, le acque scroscianti di questi giorni hanno spento ogni più bollente spirito. Così sembra quasi che la ripresa della vita abbia messo la sordina; passare dalla maglietta intrisa di sudore alla maglietta intrisa d’acqua piovana permette solo di continuare a sentirsi bagnati; e questo è sempre un fastidio.

D’altra parte il cambiamento non è la vera misura della novità, questo l’ho imparato a mie spese; il cambiamento è un, apparentemente impercettibile, movimento dello sguardo, del cuore. Che può dare frutti all’esterno, visibili e verificabili, ma anche no.
Ieri ho visto due amici, sposati da poco, che hanno appena perso il loro primo figlio; poche settimane di gravidanza ma che cambiamento ha prodotto quella presenza “invisibile”, accorgersi della sua presenza ha generato una consapevolezza nuova, che magari non ha stravolto la vita ma che certamente l’ha fatta crescere.

La novità di cui abbiamo bisogno per riprendere la vita, perchè la vita, sempre uguale, sia un continuo cambiamento, è che ci accorgiamo della Sua presenza.
Riprendere riconoscendo il volto di Cristo dentro le cose della vita è un’altra cosa, anche la fatica diviene lieta.

Buona ripresa.


dalla liturgia ambrosiana:

In quel tempo. Erode aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, perché l’aveva sposata. Giovanni infatti diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello». Per questo Erodìade lo odiava e voleva farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui; nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri. Venne però il giorno propizio, quando Erode, per il suo compleanno, fece un banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali dell’esercito e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla fanciulla: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». E le giurò più volte: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». Ella uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». E subito, entrata di corsa dal re, fece la richiesta, dicendo: «Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali non volle opporle un rifiuto. E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione e ne portò la testa su un vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre. I discepoli di Giovanni, saputo il fatto, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro.

Vangelo secondo Luca 6, 17-29.

“Tuttavia lo ascoltava volentieri”, Erode non andrà perso solo per questa sottolineatura che l’evangelista Luca ci fa; la butta lì come si fa un dono, come quando ci si scambia un segreto. Erode è un poveretto, soggiogato e schiacciato da un amore che non si è dato e che non sa costruire, ma resta in lui qualcosa di vivo, di vigile e attento. E così da quel prigioniero viene costantemente interrogato; e, se volete, anche questa poi è una stranezza: solitamente è il prigioniero ad essere interrogato e non l’aguzzino.

Dall’altra parte abbiamo la figlia di Erodiade, ragazza senza nome, che fa le cose che le sono chieste: balla e chiede la testa di Giovanni; non si fa una domanda, non esprime un desiderio, non fa nemmeno una piega con il vassoio grondante sangue tra le mani.
Quanto spesso viviamo allo stesso modo, impegnati a fare tutto ciò che ci è chiesto, senza nemmeno essere sfiorati dalla preoccupazione di ciò che davvero desideriamo, obbedendo alle richieste di chi “gestisce” le nostre esistenze e ci fa ballare a piacimento.

Chiediamo di essere come il Battista: capaci di dire sempre la verità per essere degni di Colui che è la Verità sulla vita.


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