Ieri sera a cena un amico, chiacchierando del più e del meno, ci raccontava di una giornata di studio a casa di un compagno, casa con piscina, si intende; e nell’alternanza studio – “bagnetto” uno dei presenti si è dilettato a raccontare delle sue numerosissime esperienze amorose. A poco più di vent’anni diceva di aver avuto “relazioni di letto” con ben più di venti ragazze.
Il mio amico era davvero certo che le cose ascoltate fossero cose vere e non inventate, tanto per darsi delle arie; dapprima però ho fatto davvero fatica a considerare reale la cosa, poi, di fronte alla certezza del testimone non ho potuto far altro che fidarmi.
Di tutto questo mi è rimasta addosso un dolore, come una spina nel fianco, anche perché, immediatamente prima di cena, avevo incontrato due ragazzi prossimi alle nozze, questione di giorni, e avevo loro spiegato la bellezza e la grandezza del rito del matrimonio.
“Come si può dare tutto sè stessi se non per un rapporto che sia eterno?”, mi chiedevo mentre, ripensando alla cena, chiudevo le porte di san Pio.
Questo mondo ha davvero bisogno di uomini che mostrino la bellezza dell’amore vero, che lo raccontino, e che lo rendano desiderabile per tutti, altrimenti questo nostro mondo sarà sempre più il luogo dell’egoismo, dell’elenco di “quante me ne sono fatte”.
Parlare dell’amore è da uomini veri e non da adolescenti sentimentaloni.
dalla liturgia ambrosiana:
Venerdì della III° domenica dopo PENTECOSTE
In quel tempo. Il Signore Gesù, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva: «Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».
Vangelo secondo Luca 6,20a.36-38.
Attenzione: essere misericordiosi è un dovere che dobbiamo applicare sempre a un giudizio, altrimenti la nostra misericordia assomiglierà, meschinamente, al far finta di niente.
Questa capacità di considerare la realtà per ciò che è e di giudicarla non viene da noi ma dal riconoscere che ciò che misura è il rapporto con il Padre, con ciò che è dato a noi. E la misura del Padre è quella del donare il Suo figlio per la nostra salvezza. forse non ci pensiamo abbastanza ma con chi ci capita di avere la misericordia di Dio? Se la misericordia è amare sino a dare tutto per l’altro?
Che distanza c’è tra la mia misericordia e quella che qui è posta davanti ai nostri occhi. Non è perdonare è amare in pienezza e gratuità.
Credo che ci sia solo da chiederla.

Scuola di Comunità
IL SENSO RELIGIOSO
Capitolo 14
L’energia della ragione
tende a entrare nell’ignoto
3. L’impazienza della ragione
Esistenzialmente cioè questa natura della ragione come esigenza di conoscere, di comprendere, penetra tutto, e perciò pretende penetrare anche l’ignoto da cui ogni cosa dipende, da cui il suo fiato e il suo respiro, istante per istante, dipendono.
Quindi è parte di noi, della nostra ragione, il tentare di spiegare il Mistero, non si tratta di mancanza di fede o di una presunzione: è proprio la natura della nostra intelligenza che ci porta a voler “comprendere” anche il Mistero che fa tutte le cose.
La ragione si muove senza darsi barriere e quando le capita di trovarne cerca di aggirarle: se per la ragione lo scopo è spiegare la realtà allora non può essere che si astenga dal tentativo di farlo sino in fondo.
Il limite è che il senso delle cose non è spiegabile razionalmente.
Buon venerdì,
donC
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