Venerdì 5 dicembre 2025

Non essendoci nei prossimi giorni dovevo portarmi avanti e comprare una bottiglia di vino per degli amici che devono venire a cena; e quindi nel reparto dei vini mi sono trovato a vedere i bottiglioni.
Mi hanno aperto una serie di ricordi della mia infanzia.
In casa mia erano familiari: il papà beveva sempre un bicchiere di vino mentre mangiava e mi ricordo che non erano mai vini corposi ma sempre leggeri, magari con le bollicine, come il bonarda, sopratutto se erano vini amabili. Il papà non beveva mai fuori pasto, non beveva nemmeno i super alcolici, ma un bicchiere di vino durante il pasto quello sempre. E infatti la mamma non lo ha mai fatto mancare in tavola.
Quindi per me uno dei segni della festa era il passaggio in tavola dal bottiglione alla bottiglia: lì si cominciava a percepire che qualcosa stava cambiando, che quel pasto sarebbe stato di festa.

Poi, mentre mi cullavo di quelle antiche sensazioni, ho notato che i bottiglioni di vino oggi sono relegati in un angolo del lungo scaffale, e poi mi sono reso conto che sono anni che non vedo qualcuno che compra un bottiglione di vino.

E ho concluso che forse gli uomini si siano persuasi che oggi la festa è tutti i giorni, sempre. E questo può essere frutto o della perdita della coscienza del tempo “diverso”, feriale e festivo, oppure, e sarebbe bellissimo, che oggi si ha così chiara la coscienza che tutto è dono che si vive sempre in festa, per gratitudine.
A voi la scelta.


dalla liturgia ambrosiana:

In quel tempo. I discepoli domandarono al Signore Gesù: «Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elia?». Ed egli rispose: «Sì, verrà Elia e ristabilirà ogni cosa. Ma io vi dico: Elia è già venuto e non l’hanno riconosciuto; anzi, hanno fatto di lui quello che hanno voluto. Così anche il Figlio dell’uomo dovrà soffrire per opera loro». Allora i discepoli compresero che egli parlava loro di Giovanni il Battista.

Vangelo secondo Matteo, 17, 10-13.

Che misericordia ha il buon Dio, che per cercare di non farci perdere l’occasione manda un messaggero che ne preannuncia la venuta! Il punto è che se però tu non cerchi nessuno allora anche la venuta di Dio nella carne non ti spostano di un millimetro.
Ma cosa risveglia nell’uomo la domanda? Cosa rimette gli uomini nella condizione di accorgersi che Dio viene in mezzo a noi, dentro la nostra vita?
Solo il vedere davanti a sè una vita che si compie, che fiorisce e cresce davanti a persone che spesso vivono sì un desiderio ma con lo scetticismo di chi dice: “bello ma impossibile”.
Siamo noi a dover persuadere con le nostre esistenze che la vita è “bella e possibile”.


Nella logica del racconto di fatti è molto facile e diretto che accada di affezionarsi e di conoscere davvero: conoscere il fatto come strumento anche per conoscere sé, essendo immediato e diretto il paragone.
Ne Il senso religioso abbiamo lavorato per conoscere un dato, per comprendere la natura delle cose, ora invece ci imbattiamo in un fatto che immediatamente parla a ciascuno di noi.
Interessante il fatto che poi lo stare davanti al fatto, quel guardare, rende il fatto stesso costitutivo della nostra vita, non siamo noi a “costruire” la nostra fede, è solo il frutto maturo di uno sguardo.


Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *