Quello che mi colpisce sempre è vedere l’abbondanza.
Già all’arrivo tutti e tre ci siamo accorti, in modo evidente, che l’aria era diversa, più leggera, ed è stato impressionante.
Poi ho visto i limoni sulle piante, gli aranci e le nespole appena formate; e tutto è lì come se non interessasse, abbandonato sulle piante come se non se ne potesse più. Poi girando ho visto alcune piante che a Milano sono poco più che pianticelle e qui invece sono fiorenti e imponenti, poi c’è il mare: in realtà lo abbiamo visto solo in un breve istante, da lontano, tra le case, ma che percepisci incombente e decisivo in ogni cosa.
Diviene così chiaro che l’abbondanza è un dono, un regalo che non ti dai e a cui rischi di continuo di abituarti: come accadde agli ebrei che a furia di mangiare manna e quaglie finirono a lamentarsi con il buon Dio perché la dieta doveva essere più varia ed equilibrata; dimenticando che la sola cosa che dovevano fare per mangiare tutti i giorni era raccogliere il cibo.
Chiudendo la giornata mi chiedevo, e vi chiedo: ma quali sono i doni che ricevo in abbondanza e che rischio di non vedere, talmente ne sono abituato? Perchè l’abbondanza dei doni di Dio non c’è solo a Cagliari.
dalla liturgia ambrosiana:
Venerdì dell’ultima domenica dopo l’EPIFANIA
In quel tempo.
Vangelo secondo Marco 13,28-31.
Il Signore Gesù disse: «Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che il Figlio dell’uomo è vicino, è alle porte. In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno».
Le parole di Gesù non passano. Questo è per noi un grande annuncio perché significa una permanenza che non dipende da noi ma che è puro dono. Un Padre che non si stanca mai di ridire le cose ai figli è un dono prezioso. D’altra parte sta il fatto che quelle parole non passano perché noi abbiamo ad imparare a vedere i segni della presenza di Cristo.
In fondo è la preoccupazione di questo blog: aiutare voi, facendolo per me, a vedere come il buon Dio mostri continuamente segni della sua continua venuta. Ogni giorno è infinitamente pieno di segni e di richiami che ci rimandano al rapporto con Lui.
Ma, se dovesse capitare di non riconoscerLo, non vi preoccupate affatto, Lui continua a mandare segni.

Scuola di Comunità
IL SENSO RELIGIOSO
Capitolo 11
Esperienza del segno
4. Carattere esigenziale della vita.
c) La terza categoria è quella della felicità, vale a dire del compimento di sè: con parole analoghe, della totale soddisfazione (satis factus), il riverbero psicologico del compimento; o della perfezione («fatto tutto»), il riverbero ontologico della realizzazione di sè.
Questa terza “esigenza” che l’uomo si trova addosso, senza nemmeno fare la fatica di sceglierla, coincide con la passione per il compimento di sé; e non c’è nulla che non accada senza che questa esigenza sia implicata: anche quando dovessi decidere di andare contro me, contro il mio bene, lo faccio sempre, anche facendomi del male, avendo nella coda dell’occhio l’idea che sto cercando un bene per me.
E questo desiderio non è solo una questione di esigenza ma è la via da scegliere per potersi aprire alla realtà cercandone il senso e il significato: vivere con il desiderio del compimento apre alla ricerca del senso e alla concezione della vita come domanda.
Buon venerdì e buon carnevale ambrosiano,
donC
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