Venerdì 9 maggio 2025

Subito dopo la pronuncia di quel nome già in internet si potevano avere mille informazioni su papa Leone: vita, morte e miracoli, si usava dire una volta, erano in un istante di pubblico e sconsiderato dominio.
Solo che io questa sfrenata voglia di sapere non me la trovo corrispondente: io sono rimasto alla fumata bianca, per me quel filo di fumo è il vero protagonista e la fonte della gioia esplosa poco dopo, davanti a quel vestito bianco: un filo di fumo per annunciare al mondo che Dio ha ancora cura dei suoi figli.
Un filo di fumo nell’era del digitale è come la più grande delle fragilità: un “bit” corre più sicuro e spedito, eppure quel fumo, meglio di ogni bit, ha saputo convocare milioni di persone in tutto il mondo, parlando al loro cuore, lasciando che, per una volta, tutti cedessero alla corrispondenza e non al dubbio.
A un filo di fumo nemmeno i gabbiani danno peso, eppure quel fumo c’è, è possibile perché possa salire a Dio il nostro grazie per il Suo dono. Ci ha concesso il dono e ci mette anche nelle condizioni per dire il nostro ringraziamento a Lui; se non è Provvidenza questa.
E quel filo di fumo poi si è preso tutte le vite e le annodate in una grande attesa, quella che portava all’annuncio di un nome, di una storia, di un padre: quel sottile filo ha legato insieme milioni di persone che hanno poi atteso, che hanno poi riconosciuto, e infine subito amato, quel nome.

Quale sarà oggi il nostro filo di fumo? Dove potremo scorgere di nuovo questa tenerezza di Dio che provvede all’uomo?


dalla liturgia ambrosiana:

In quel tempo.
La folla, rimasta dall’altra parte del mare, vide che c’era soltanto una barca e che il Signore Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma i suoi discepoli erano partiti da soli. Altre barche erano giunte da Tiberìade, vicino al luogo dove avevano mangiato il pane, dopo che il Signore aveva reso grazie. Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo». Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».

Vangelo secondo Giovanni 6,22-29.

L’opera non è qualcosa da dover fare, l’opera che Dio chiede è la fede, il credere che il solo bene della vita è la dipendenza da Lui. E vivere di fede non è cosa semplice, qualcosa che si fa; la fede come opera è un frutto, e come tutti i frutti ha bisogno di tante cose per poter maturare: un inizio, un segno che riaccada e, soprattutto il nostro sì a ciò cui il segno rimanda.
Ma noi ci fermiamo a ciò che “riempie”, e non solo la pancia! Come è facile accontentarsi di quello che riteniamo essere nutrimento solo perché ci pare di averne bisogno mentre in realtà non riempie il “buco” del nostro cuore ma solo lo copre.
Non c’è nulla da fare ma solo un “Sì” da dire.


Scuola di Comunità
IL SENSO RELIGIOSO

Il mondo, mentre svela, «vela». Il segno svela, ma nello stesso tempo vela. Ed è soltanto una attenzione particolare che, sotto o al di là di un drappo, apparentemente inerte, ti fa sentira la vibrazione di un corpo vivo che sta dietro; non senti il manichino, senti il corpo vivo.

Chi non ha pensato, leggendo queste parole, che don Giussani si stia rifacendo all’immagine del Risorto? E leggere queste parole a tre settimane dalla Pasqua, e per alcuni, dopo essere stati fisicamente al luogo della sepoltura, non può non generare la percezione che sia davvero così: noi abbiamo incontrato e conosciuto una carne, precisa e concreta, e non una bella spiegazione di chi sia Gesù.
Don Giussani ci sta semplicemente dicendo che tutto è quel luogo, che tutto c’è perchè traspaia la Risurrezione di Cristo, la sua vittoria sulla morte.


Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *