In quel tempo. I farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo il Signore Gesù nei suoi discorsi. Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?». Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio». A queste parole rimasero meravigliati, lo lasciarono e se ne andarono.
Vangelo secondo Matteo (22,15-22.)
1. “ Lascia regnare un re su di loro “
Il tema sotteso alle tre letture della liturgia della Parola di oggi è quello dell’autorità. Per il popolo di Israele il re era necessario per essere come gli altri popoli, per poter dare una direzione alla vita del popolo, per poter garantire una giustizia.
Ma questo cercare un’autorità per Dio è sbagliato, quella richiesta fa riemergere la solita presunzione del poter fare da soli.
“Non hanno rigettato te, hanno rigettato me“
Quando pensiamo da soli a ciò che è meglio per la nostra vita spesso, magari senza averne nemmeno coscienza, rigettiamo Lui, l’incontro con Lui, che ci ha spalancato la vita.
2. “E’ lecito o no pagare il tributo a Cesare?“
I farisei, quelli che vorrebbero vivere in modo totale per Dio, credono che l’autorità umana non sia necessaria e quindi non sia da rispettare se non è in funzione di Dio.
Nella storia sono molti gli errori commessi nella Chiesa da questa presunzione che non ha molto di cristiano.
Per un semplice fatto: l’esperienza della fede combatte e si contrappone solo al Male, tutto il resto, compreso il limite e l’errore, viene valorizzato e ultilizzato per affermare il buon Dio, l’amicizia con Lui.
E’ interessante che i farisei non vadano contro Gesù: “sappiamo che sei veritiero” ma cercano di metterlo contro il potere, cosa che loroi vorrebbero fare e non fanno, per poterlo eliminare “lecitamente”.
3. “Mostratemi la moneta del tributo”
La moneta quindi c’è per il tributo, quindi usarla per ciò per cui è fatta è la cosa più logica ed evidente: la realtà va vissuta per ciò che è, per ciò che chiede.
A Dio dobbiamo rendere quello che è Suo, cioè tutto, perché Cesare, le monete e le tasse sono lo strumento attraverso cui noi possiamo incontrarlo.
Giotto, La giustizia, sec XIV, Cappella degli Scrovegni, Padova.
Per questa domenica ho scelto una immagine un pò particolare, si tratta di una immagine di quelle che nella celeberrima cappella degli Scrovegni, quando ci sei dentro, guardi poco, perché sono altre le immagini che catturano lo sguardo; siamo infatti nello “zoccolo” della parete.
L’idea della giustizia, con quella bilancia sospesa a mezz’aria, senza che apparentemente nulla la sorregga, è per me l’idea che la giustizia sia innanzitutto un giudizio, un’occasione per verificare dove la vita “pende”: o a sinistra per ricevere la corona del merito oppure a destra per ricevere la spada che riaggiusta i torti commessi.
Purtroppo il giusto e l’ingiusto sono quasi completamente cancellati.
Altro elemento che colpisce è che nella sotto il trono della giustizia ci sono scene di festa, di prosperità, intese come frutto di una vita giusta. mi pare che questo sia davvero un buon motivo per essere giusti; non siamo corretti perché è “giusto”, lo siamo perché così costruiamo una vita prospera.
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