In quel tempo. Il Signore Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”». Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”». Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vattene, Satana! Sta scritto infatti: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”». Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco, degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.
Vangelo secondo Matteo (4,1-11.)
- “Purifica le colpe dei tuoi servi e purifica il nostro cuore perché possiamo cominciare con volenterosa letizia i giorni della penitenza quaresimale ”. Così recita la preghiera che conclude la liturgia della Parola della Messa di oggi; la quaresima è un tempo quindi da vivere in “volenterosa letizia”. Ma come può la quaresima essere un tempo lieto? Che gioia c’è in un cammino volenteroso, fatto di impegno e volontà?
2. Occorre innanzitutto avere a mente che la quaresima è preparazione alla festa di Pasqua, cioè la festa che da senso al nostro essere di Cristo. Prepararsi a vivere il fatto di essere stati redenti e salvati è un tempo sì di preparazione ma lieta, certa.
E’ un tempo di letizia volenterosa perché è tempo di desiderio e già anche di amore, e quando si ama si vorrebbe poter dare tutto all’altro.
3. Ma da dove ci può venire la certezza della Risurrezione? Da dove ci può venire la letizia in un tempo come questo? Solo dall’esperienza della Misericordia.
Per cosa varrebbe altrimenti la pena di vivere se non ci fosse questo amore eterno alla nostra vita? Perchè senza la Misericordia l’uomo sarebbe come un orfano che non sa il perchè e il cosa fare.
4. “Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti alla fine ebbe fame“
Il punto in gioco è importante, per quanto apparentemente banale: il digiuno c’è perché si possa avere fame. Lo scopo della quaresima è quindi semplicemente quello di aiutarci ad avere fame.
Ma fame di cosa?
a. Il pane. La prima fame è concreta, reale, ed è un problema di larga parte degli uomini; saziare tutti gli affamati sarebbe il sogno di ogni uomo davvero tale. Ma rendere pane i sassi non salva gli uomini, li sazia, ma poi una volta sazi non sanno che farsene della vita.
Qual è il pane di cui abbiamo vero bisogno? Ecco perché il digiuno: dirci che è un altro il pane di cui c’è bisogno. Per questo nella quaresima si digiuna.
b. Portato dagli angeli. La seconda fame è religiosa: il bisogno di credere in qualcuno che ti porti, che ti eviti di cadere, che eviti la fatica del dare senso alle cose. La seconda tentazione è quella di avere un Dio che ti chiede di essere portato e non di farti portare.
Questa è l’essenzialità che in quaresima diventa rinuncia e carità, senza “portare” Gesù rischiamo di farci portare noi.
c. Se gettandoti ai miei piedi mi adorerai. La terza fame che che il cammino di quaresima dovrebbe suscitare in noi è quella dell’adorazione, della preghiera a Dio e non hai nostri idoli, o progetti, che dir si voglia. Che cosa adoriamo nella vita?
La preghiera è la terza grande domanda che la quaresima mette a tema nella vita.
5. Le ceneri. Il gesto che oggi compiamo al termine delle celebrazioni è la volontà di camminare cercando di riconoscere continuamente che la salvezza nella vita non viene da noi ma dal nostro continuo e radicale affidarci.
In apertura trovate una foto del deserto di Giuda.
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