Giovedì 11 settembre 2025

Dovevo studiare un pò di economia. Anche solo quella domestica.
Così forse saprei gestirmi meglio.
Ma anche il buon Dio in fatto di gestione delle risorse non mi pare un campione; beh Lui, a differenza mia, le risorse se le mette a disposizione in un attimo, io invece quando non ne ho non ne ho.
Ma Lui non le sa proprio gestire.
Riparte sempre dall’inizio.

Ieri casualmente sono finito in un articolo dove l’autore diceva che ogni giorno ci sono messi a disposizione mille quattrocento quaranta minuti. E che il buon Dio, che tu li si faccia fruttare o che li si bruci nella più totale pigrizia, il giorno dopo te ne ridona altri mille quattrocento quaranta, nuovi nuovi.
E’ un pò come se tu ricevessi lo stipendio non perché hai lavorato ma perché il tempo passa.
Questo è un enorme segno di stima che il buon Dio ha per ciascuno di noi, ci dona il tempo e stop, non ha bisogno di guadagnarci nulla, non deve incrementare nulla, alimenta solo la speranza che prima o poi abbiamo ad innamorarci di Lui.

Ma questo è una sfida bellissima!
Anche di fronte alle cose più grandi, all’amore più vero e travolgente, alla passione più viscerale per i figli, grazie al dono di Dio, come diceva il film : “domani è un altro giorno”, un’altra occasione per decidere se desiderare e vedere una cosa ancora più grande.
Per questo vale la pena attendere, il meglio deve ancora venire.
Se lo vuoi.


dalla liturgia ambrosiana:

In quel tempo. Lungo il cammino verso Gerusalemme, il Signore Gesù attraversava la Samaria e la Galilea. Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati. Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano. Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».

Vangelo secondo Luca 17, 11-19.

Ancora sulla fede e ancora sulla gratuità che la contraddistingue.
Penso spesso, leggendo questo brano, a quanto io sia smemorato rispetto a tutti i doni che ricevo, sul momento magari sono anche grato, ma non è così normale che io torni sui miei passi per dire “grazie!”. E lo evidenzio per mettere in luce che quel tornare del Samaritano è frutto non di una semplice educazione ma anche di una scelta precisa, era straniero e poteva anche far finta di nulla, ma lui torna, perché Gesù con la guarigione gli ha ridato una vita. E quanto spesso capita di ricevere ciò che ci fa vivere e di goderne con pienezza senza pensare nemmeno di “tornare” a dire grazie. A noi basta la buona educazione, essere grati per il tempo di una frase, anzi di una parola; mentre il vero uomo di fede è uno che torna per ringraziare.

Altro punto di lavoro credo che consista nel fatto che tante volte io nemmeno mi rendo conto di essere lebbroso, penso di essere dalla parte giusta delle cose e di non avere pressoché nulla da cambiare e correggere, se non quello che non sta bene a me.
Così non mi posso nemmeno accorgere di essere guarito; stare con gli altri diviene così il modo per non sentirsi malati, e per non sentire la necessità della guarigione.
Se, quindi, non ho coscienza di essere malato non ho nemmeno la consapevolezza di essere oggetto della Misericordia che guarisce e che guarisce tutti i giorni.


Scuola di Comunità
IL SENSO RELIGIOSO

Se il Mistero che la ragione cerca di comprendere si svela nella realtà il pericolo è quello di vivere la realtà non più come slancio verso l’infinito ma come se fosse l’infinito stesso.
La passione per alcuni aspetti della vita, come se da quelli dovesse venirci la vita stessa e la salvezza, il compimento, è un errore perché ci rende schiavi; ci riduce a persone che vivono un pezzo della vita come se fosse il tutto.
In questo senso l’idea di esperienza è sbagliata: l’esperienza non è un giudizio che rassicura chiudendo ma l’istante dell’apertura vera al mistero.


Commenti

3 risposte a “Giovedì 11 settembre 2025”

  1. Gabriella

    A proposito delle “cose” di Dio…ho ospitato per qualche giorno un mio nipotino di otto anni, in attesa dell’inizio della scuola.
    La prima sera (lui non frequenta il catechismo) mi ha chiesto: “Ma cosa fa Dio, dopo averci creati!? Non ha più niente da fare… Lui non fa niente!” E non si è più mosso , nemmeno i gg seguenti, da questa convinzione, nonostante alcuni miei tentativi di demolire la sua certezza.
    Tu, don Cesare, come ti comporteresti in qs frangente?
    Grazie

  2. Grazie don Cesare x i tuoi pensieri…Ieri sera davanti all’ostensorio durante l’adorazione Eucaristica ho desiderato proprio questo :che nel tempo che Dio mi dona “prima o poi abbia ad innamorarmi di Lui”
    Buona giornata

  3. “Per questo vale la pena attendere, il meglio deve ancora venire.
    Se lo vuoi.”

    Se lo vuoi.

    Ho sentito queste parole per me, voglio crederci.

    C’è Tutto nel nostro volto:
    difficile è riconoscerlo!

    Grazie: la Parola è vita e lo sono anche le tue, le nostre, se si accoglie la Prima.

    Parole che generano vita tra noi, altro miracolo.

    Ciao.

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