Ieri sera a san Pio c’erano almeno un paio di cene di ragazzi, e poi quelli di “che scena è” che provavano il loro spettacolo e infine altri personaggi “in cerca d’autore” sparsi in un paio di aulette, non si capisce bene a fare che. Insomma il solito via vai.
Altrettanto solitamente mi pesava dover aspettare, come tutte le sere, che tutti finissero per poi passare a spegnere le luci, controllare le porte e chiudere tutto per la notte. Eppure tutto questo “solito” mi ha colpito molto: mi sono ritrovato lieto nel vedere i volti di alcuni di loro contenti per la loro serata.
Che bello vedere delle persone soddisfatte! Mi sentivo come il cuoco a cui la gente chiede il bis. E in fondo la questione è un pò così: la bellezza di servire questa compagnia che è la Chiesa non mi è data solo dal gusto di servire ma anche dalla sorpresa di vedere che quelle persone crescono. E poi se ne vanno per il mondo camminando sulle loro gambe.
Sono andato a dormire ancora più certo di quello che ho vissuto e che mi ha riempito la vita: senza quel dono io non potrei accudire la Chiesa di “domani”, e forse non saprei nemmeno accogliere quella di oggi.
Cosa significa per te “costruire la Chiesa”?
dalla liturgia ambrosiana:
Giovedì della II° di QUARESIMA
In quel tempo.
Vangelo secondo Matteo 6,1-6.
Il Signore Gesù diceva ai suoi discepoli: «State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli. Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. E quando pregate, non siate simili agli ipocriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».
Essere ammirati, … essere visti, … Quanto spesso il nostro muoverci è dettato da questo desiderio/bisogno di essere riconosciuti, di essere affermati. Eppure quando ci si scopre amati questo misurarsi con gli altri, questo cercare conferme, non è più un problema, si ha tutto ciò che può riempire il cuore e tanto basta.
Il punto quindi non è combattere la tentazione del riconoscimento quanto piuttosto imparare ad avere un cuore pieno: se mi scopro amato ora, adesso, allora sarò anche un uomo libero.
Ma come è possibile questo? Il testo di Matteo ci suggerisce un nrapporto personale e continuo con il Padre. E la cosa non è per nulla sentimentale o intimistica, è il gesto di chi riconosce che tutto ha uno scopo e un’origine e quindi che la vita intera passa attraverso l’affetto che la sostiene.

Scuola di Comunità
IL SENSO RELIGIOSO
Capitolo 11
Esperienza del segno
5. «Tu», segno supremo
Il tu non è esauribile; è evidente e non «dimostrabile», l’uomo non può rifare tutto il processo che lo costituisce; eppure mai l’uomo percepisce e vive una esperienza di pienezza come di fronte al tu. Qualcosa di diverso, per sua natura diverso da me, qualcosa di altro mi compie più di qualsiasi esperienza di possesso, di dominio, di assimilazione.
Credo non ci sia definizione più intensa, più viva e oggettiva di come possiamo percepire le persone che sono intorno a noi, specie quelle più care. Che cosa significa amare qualcuno se non fare esperienza di queste parole? Credo che con questa frase si debba fare i conti per dirci se gli altri li possediamo o sono dei tu dove facciamo esperienza di una pienezza fuori misura.
Buona giornata,
donC
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