Camminavo verso la celebrazione vespertina in san Giovanni e intanto, tra me e me, mi lamentavo del caldo che mi annebbia e appesantisce: ad ogni passo il sudore aggiungeva come una mano di colla tra la mia pelle e i miei pantaloni.
Lontano sembrava ci fossero nubi di pioggia, ma la loro lontananza mi lasciava davvero poche speranze per un repentino cambio delle cose.
Andavo lieto a dire la Messa, era stata una giornata bella e ricca di incontri, con quel filo di pesantezza che adombrava la luce della giornata.
“D’altro canto” pensavo tra me “qualche dono da offrire al buon Dio ci deve pur essere”. Così anche quell’ombra veniva assorbita dalla luce.
Poi, sempre camminando, ho visto una scena davvero buffa: un cane stava facendo le feste al suo padrone, solo che lo faceva con una passione che metteva continuamente alla prova le capacità di equilibrio dell’uomo. Un animale coperto di pelo, che non suda e non traspira, se non dalla lingua, faceva feste e salti per la gioia, dimenticando quando avrebbe poi dovuto lavorare la sua lingua per portarlo di nuovo a una temperatura accettabile. Poi ho scoperto che stava per salire in auto: sapeva che sarebbe andato a spasso!
Quando uno è certo del destino buono delle cose non ha paura ad affrontare anche le condizioni più difficili che la vita ti riserva. Se sai dove vai, puoi anche morire di caldo, ma fai festa.
dalla liturgia ambrosiana:
Giovedì della VI° domenica dopo PENTECOSTE
Un giorno il Signore Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elia; altri uno degli antichi profeti che è risorto». Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio». Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».
Vangelo secondo Luca 9,18-22.
Che questa domanda di Gesù ogni tanto torni e ci ferisca è proprio un grande dono: abbiamo bisogno di sentirci chiedere chi è Lui per noi, innanzitutto perché ci si possa accorgere di quello che noi siamo per Lui; e quindi per essere rilanciati in quell’amore che è la cosa più desiderabile di tutte perché ci muove e attiva.
Ed è anche molto interessante che Gesù ponga la domanda dapprima come riferita ad altri, per dare all’interlocutore che ha davanti di cominciare a riflettere sulla domanda e sulla eventuale risposta. Quanto spesso Gesù ci mette davanti la posizione di altri per farci sorgere la domanda e per metterci nella condizione di cominciare a dare una risposta.
Qual è il punto di fascino in questo tempo, chi, vicino a me, mi mostra chi sia Gesù?

Scuola di Comunità
IL SENSO RELIGIOSO
Capitolo 14
L’energia della ragione
tende a entrare nell’ignoto
Conclusione
La realtà è segno e desta il senso religioso. Ma è un suggerimento male interpretato; esistenzialmente l’uomo è spinto a interpretarlo male: male, cioè prematuramente, impazientemente. L’intuizione del rapporto col mistero si corrompe in presunzione.
La questione del mistero intuito che si corrompe in presunzione è davvero un altro segno della genialità carismatica di don Giussani. Quante volte ci siamo “barricati” dietro la nostra esperienza, sostenendo che quello che avevamo visto bastava, ma il vedere una cosa non è ancora entrare in un rapporto con essa, il rapporto con il mistero chiede che la vita divenga un porre lì, in quel rapporto, tutte le energie.
Altrimenti come potremmo chiedere, all’inizio di ogni nostra preghiera: “o Dio vieni a salvarmi”? O la coscienza del bisogno di salvezza è generata da un affetto oppure la scoperta del limite risuonerà nella vita come condanna senza speranza.
Buon giovedì,
donC
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