Giovedì 6 febbraio 2025

“Vedo le biciclette e mi viene da ridere perché sono un modo buffo di andare in giro”.

Queste parole me le diceva ieri pomeriggio una giovanissima ragazza, che mi è arrivata in studio in modo totalmente casuale. Stavo aspettando un ragazzo e nei pochi minuti lasciati liberi dall’incontro precedente mi si è presentata lei. Ha cominciato a raccontare che veniva da una lunga degenza in ospedale e che era passata in chiesa perché “doveva” parlare con Gesù. Era arrabbiata perché Lui le ha dato il male, “come fa a volermi bene in questo modo?” Ma insieme mi diceva che doveva ringraziare perché in queste settimane ha capito una serie di cose e che quella fatica le era stata utile perché aveva preso a considerare la sua vita come una cosa nuova, come la riscoperta delle biciclette.

Mi ha commosso perché era quel momento della giornata in cui comincia la stanchezza, e ieri ero proprio un pò abbruttito; lei è arrivata come una ventata di aria fresca e pulita. Come davanti a un segno della Provvidenza ho dovuto riconsiderare come stavo affrontando la mia situazione. 

Certe volte la correzione non è dura, né netta, ma ha l’aspetto di un volto che ti sorride e che ti ripone però davanti a te stesso, ti rimette al lavoro; la Misericordia è sempre una correzione, amorosa, ma correzione.


dalla liturgia ambrosiana:

In quel tempo.
Molti videro partire il Signore Gesù e gli apostoli e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose. Essendosi ormai fatto tardi, gli si avvicinarono i suoi discepoli dicendo: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congedali, in modo che, andando per le campagne e i villaggi dei dintorni, possano comprarsi da mangiare». Ma egli rispose loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Gli dissero: «Dobbiamo andare a comprare duecento denari di pane e dare loro da mangiare?». Ma egli disse loro: «Quanti pani avete? Andate a vedere». Si informarono e dissero: «Cinque, e due pesci». E ordinò loro di farli sedere tutti, a gruppi, sull’erba verde. E sedettero, a gruppi di cento e di cinquanta. Prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero a loro; e divise i due pesci fra tutti. Tutti mangiarono a sazietà, e dei pezzi di pane portarono via dodici ceste piene e quanto restava dei pesci. Quelli che avevano mangiato i pani erano cinquemila uomini.

Vangelo secondo Marco 6,33-44.

Se da una parte dobbiamo avere in mente che non saranno i nostri sforzi a sfamare il mondo dall’altra parte abbiamo Gesù che ci esorta a provvedere il cibo per chi ha fame; quindi, sappiamo salvare gli affamati o no?

Una delle cose belle del cristianesimo, in realtà ce ne sono infinite, è che Gesù è capace di mettere insieme gli opposti: non salveremo il mondo ma dobbiamo vivere come se avessimo la responsabilità di ogni singola persona che c’è sulla faccia della terra. In questo dare da mangiare è contenuto anche il fatto che che per dare occorre togliere qualcosa anche a noi stessi, e non per un semplice dovere di perequazione e giustizia ma per la gratitudine di chi sa di aver ricevuto tutto. Senza gratitudine non c’è possibilità di carità vera mentre, dal donare per una gratitudine, scatta la gioia del dare più che del ricevere.


Paolo Miki nacque a Kioto, in Giappone nel 1556. Battezzato a cinque anni, a venti entrò nel seminario dei Gesuiti dove emise i voti, divenendo uno dei migliori predicatori del vangelo del suo tempo. L’evangelizzazione in Giappone era iniziata con san Francesco Saverio ed era stata portata avanti senza interruzione dai suoi confratelli gesuiti, che operavano in aperto accordo con le autorità del posto.
Ma nel 1587, per diversi complessi motivi, l’imperatore Hideyoshi decretò l’espulsione di tutti i missionari cristiani. La Chiesa fu allora costretta a operare in clandestinità. Quando la persecuzione si intensificò, Paolo Miki, insieme ad altri due confratelli, nel dicembre 1596, fu catturato ad Osaka e condotto nel carcere di Meaco. Con altri 26 prigionieri subì molte torture, tra cui il taglio del lobo dell’orecchio sinistro e l’esposizione al ludibrio pubblico per le vie della città. All’inizio del 1597 furono tutti condotti a piedi fino a Nagasaki, nella speranza che gli scherni delle popolazioni li inducessero ad abiurare. Ma, rimanendo fermi e compatti nella loro fede, i 26 prigionieri vennero condannati a morte sulla collina che, in seguito, fu chiamata ‘la collina santa’. Legati mani e piedi, furono issati su croci e trafitti al cuore da un colpo di lancia.
Paolo Miki, con la sua fortezza d’animo rafforzò la fede dei compagni e li aiutò ad andare incontro al martirio con la gioia nel cuore e con parole di perdono per i carnefici.


Scuola di Comunità
IL SENSO RELIGIOSO

1. Provocazione

Di fronte al mare, alla terra e al cielo e a tutte le cose che si muovono in esso, io non sto impassibile, sono animato, mosso, commosso da quel che vedo, e questa messa in moto è per una ricerca di qualcosa d’altro.

Ecco una delle parole a me più care: commozione. Essere mosso dalla realtà è uno dei tanti strumenti che il buon Dio usa per mostrarci che è davvero all’opera dentro la nostra vita. Basterebbe prendere sul serio quella commozione per scoprire cosa ci viene indicato come urgente per la vita, per vedere sorgere in noi non solo le domande ma anche quelle intuizioni che sgorgando nella nostra vita, non solo nella testa, rendono il pensare e il riflettere un’opera d’arte.

L’Altro comincia così ad apparire all’orizzonte.


Commenti

Una risposta a “Giovedì 6 febbraio 2025”

  1. ‘Certe volte la correzione…’

    È bellissima!

    Che bello poter leggere la realta’ in qs modo, con qs occhi che ci vengono donati.
    Un’intensita’! Quanti colori…grazie

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