Lunedì 29 settembre 2025

Al termine della catechesi dello scorso mercoledì 24 settembre papa Leone ha fatto questo annuncio che vi chiedo di considerare molto seriamente.


Ieri, alla Messa delle 10, durante la consacrazione mi è accaduto di trovarmi ad essere lieto per quello che stavo facendo. Mi veniva da ridere, avevo addosso una pienezza grande, e non perché le cose andassero particolarmente bene: non c’era nulla di particolare per cui gioire in quel modo; eppure ero lieto di quello che stava accadendo. Gesù si rendeva realmente presente solo perché glielo stavamo chiedendo.
Come cristiani abbiamo un potere immenso: possiamo “chiamare” Cristo e lui viene, non per modo di dire ma realmente, nella carne e nel sangue. Come accade con un neonato, la mamma si sveglia sempre anche dopo cinque minuti che ha preso sonno, basta un piccolo verso, e lei accorre.

Non siamo neonati, ma spesso il nostro pianto “sveglia” il buon Dio e lo fa correre al nostro capezzale solo perché siamo suoi figli. Spesso invece, dato che noi ci consideriamo grandi, non osiamo chiedere che venga e così restiamo soli nel letto delle nostre fatiche e dolori, mentre Lui sarebbe venuto di corsa.

Eppure la liturgia ci dovrebbe educare:
“Di noi tutti abbi misericordia,
donaci di aver parte alla vita eterna , …”

Se si chiede si chiede tutto. Occorre solo avere la libertà di chiedere ciò che il cuore reclama.

E poi che bello accorgermi che nella preghiera che stavo facendo c’erano i volti delle persone che hanno fatto la mia storia, sono certo di Lui perché ho incontrato loro, anzi lei , e lei, e lui, e lui.
Possiamo chiamare Cristo e vederlo farsi carne per noi perché prima abbiamo visto altre carni, segno di Lui, farsi “cibo” per noi.


dalla liturgia ambrosiana:

In quel tempo. Il Signore Gesù, visto Natanaele che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaele gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaele: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!». Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo»..

Vangelo secondo Giovanni 1, 47-51.

Comportarsi allo stesso modo, che si sia al quieto segreto dell’ombra di un albero o che si sia di fronte a tutti, è il segno chiaro di un uomo vero. E Gesù sa riconoscere un uomo vero.
Natanaele dalle parole di Gesù si scopre guardato dentro, compreso, come forse non si aspettava che qualcuno potesse fare. E questa conoscenza lascia il poveretto spiazzato e senza parole, come se fosse caduto in imbarazzo. Ma la vera grande questione di oggi è legata al come Gesù terminala questione: se davanti a Gesù sei come sei, se lasci che lui ti guardi, allora potrai permetterti di vedere cose che altrimenti sarebbero impossibili da vedere: scorgere gli angeli che salgono e scendono dalla terra al cielo è vedere la realtà delle cose. La vita vera porta a una conoscenza vera.
Questa idea dell’unità è davvero un passo oltre la nostra intelligenza!


Giubileo 2025.
Gesù Cristo nostra speranza.
III. La Pasqua di Gesù.
8. La discesa. «E nello spirito andò a portare l’annuncio anche alle anime prigioniere» (1Pt 3,19)


Fratelli e sorelle buongiorno,
anche oggi ci soffermiamo sul mistero del Sabato Santo. È il giorno del Mistero pasquale in cui tutto sembra immobile e silenzioso, mentre in realtà si compie un’invisibile azione di salvezza: Cristo scende nel regno degli inferi per portare l’annuncio della Risurrezione a tutti coloro che erano nelle tenebre e nell’ombra della morte.

Questo evento, che la liturgia e la tradizione ci hanno consegnato, rappresenta il gesto più profondo e radicale dell’amore di Dio per l’umanità. Infatti, non basta dire né credere che Gesù è morto per noi: occorre riconoscere che la fedeltà del suo amore ha voluto cercarci là dove noi stessi ci eravamo perduti, là dove si può spingere solo la forza di una luce capace di attraversare il dominio delle tenebre.

Gli inferi, nella concezione biblica, sono non tanto un luogo, quanto una condizione esistenziale: quella condizione in cui la vita è depotenziata e regnano il dolore, la solitudine, la colpa e la separazione da Dio e dagli altri. Cristo ci raggiunge anche in questo abisso, varcando le porte di questo regno di tenebra. Entra, per così dire, nella casa stessa della morte, per svuotarla, per liberarne gli abitanti, prendendoli per mano ad uno ad uno. È l’umiltà di un Dio che non si ferma davanti al nostro peccato, che non si spaventa di fronte all’estremo rifiuto dell’essere umano.

L’apostolo Pietro, nel breve passo della sua prima Lettera che abbiamo ascoltato, ci dice che Gesù, reso vivo nello Spirito Santo, andò a portare l’annuncio di salvezza «anche alle anime prigioniere» (1Pt 3,19). È una delle immagini più commoventi, che si trova sviluppata non nei Vangeli canonici, ma in un testo apocrifo chiamato Vangelo di Nicodemo. Secondo questa tradizione, il Figlio di Dio si è addentrato nelle tenebre più fitte per raggiungere anche l’ultimo dei suoi fratelli e sorelle, per portare anche laggiù la sua luce. In questo gesto ci sono tutta la forza e la tenerezza dell’annuncio pasquale: la morte non è mai l’ultima parola.

Carissimi, questa discesa di Cristo non riguarda solo il passato, ma tocca la vita di ciascuno di noi. Gli inferi non sono solo la condizione di chi è morto, ma anche di chi vive la morte a causa del male e del peccato. È anche l’inferno quotidiano della solitudine, della vergogna, dell’abbandono, della fatica di vivere. Cristo entra in tutte queste realtà oscure per testimoniarci l’amore del Padre. Non per giudicare, ma per liberare. Non per colpevolizzare, ma per salvare. Lo fa senza clamore, in punta di piedi, come chi entra in una stanza d’ospedale per offrire conforto e aiuto.

I Padri della Chiesa, in pagine di straordinaria bellezza, hanno descritto questo momento come un incontro: quello tra Cristo e Adamo. Un incontro che è simbolo di tutti gli incontri possibili tra Dio e l’uomo. Il Signore scende là dove l’uomo si è nascosto per paura, e lo chiama per nome, lo prende per mano, lo rialza, lo riporta alla luce. Lo fa con piena autorità, ma anche con infinita dolcezza, come un padre con il figlio che teme di non essere più amato.

Nelle icone orientali della Risurrezione, Cristo è raffigurato mentre sfonda le porte degli inferi e, tendendo le sue braccia, afferra i polsi di Adamo ed Eva. Non salva solo sé stesso, non torna alla vita da solo, ma trascina con sé tutta l’umanità. Questa è la vera gloria del Risorto: è potenza d’amore, è solidarietà di un Dio che non vuole salvarsi senza di noi, ma solo con noi. Un Dio che non risorge se non abbracciando le nostre miserie e rialzandoci in vista di una vita nuova.

Il Sabato Santo è, allora, il giorno in cui il cielo visita la terra più in profondità. È il tempo in cui ogni angolo della storia umana viene toccato dalla luce della Pasqua. E se Cristo ha potuto scendere fino a lì, nulla può essere escluso dalla sua redenzione. Nemmeno le nostre notti, nemmeno le nostre colpe più antiche, nemmeno i nostri legami spezzati. Non c’è passato così rovinato, non c’è storia così compromessa che non possa essere toccata dalla misericordia.

Cari fratelli e sorelle, scendere, per Dio, non è una sconfitta, ma il compimento del suo amore. Non è un fallimento, ma la via attraverso cui Egli mostra che nessun luogo è troppo lontano, nessun cuore troppo chiuso, nessuna tomba troppo sigillata per il suo amore. Questo ci consola, questo ci sostiene. E se a volte ci sembra di toccare il fondo, ricordiamo: quello è il luogo da cui Dio è capace di cominciare una nuova creazione. Una creazione fatta di persone rialzate, di cuori perdonati, di lacrime asciugate. Il Sabato Santo è l’abbraccio silenzioso con cui Cristo presenta tutta la creazione al Padre per ricollocarla nel suo disegno di salvezza.


Commenti

Una risposta a “Lunedì 29 settembre 2025”

  1. Lucia Porro

    Quanto c’è da meditare.!!! e approfondire rileggendo….. Interessanti la spiegazione dei nomi degli Arcangeli . Grazieeee a lei con la sua comunità siete nelle mie preghiere. 😂💞

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