Mentre guidavo e ascoltavo il nuovo disco di Jovanotti mi sono distratto guardando le linee perfette che segnano le carreggiate della strada: stesse distanze, senza incertezze e tremolii, distanti in modo sempre uguale … mi chiedevo come fanno a fare le cose così, è come se avessero squadrato la strada come si fa per i fogli da disegno. Mi veniva da ringraziare chi fa quel servizio perché al buio, di notte e per strade strette, quella precisione fa davvero comodo.
Poi, ancora cullato dalle melodie del cantautore, mi veniva da chiedermi quante di quelle strisce ho percorso, quante ne ho “usate” mentre loro stanno lì e io vado chissà dove; come fossero un padre o una madre che vedono i figli che se ne vanno per il mondo mentre loro restano a custodire la casa. E quante sono nella vita le strisce che ci accompagnano lasciandoci andare!
Infine, arrivato in tangenziale, le righe si sono moltiplicate ma tutte erano lì per farmi compagnia: quelle più a destra per aiutarmi a procede con calma e a sinistra invece c’erano nel caso avessi fretta di arrivare al più presto alla meta. Ma loro sempre lì, sempre uguali e a trattare me, e ciascuno dei viandanti, con la stessa attenzione e cura.
Arrivando a casa, e terminando il disco, mi sono sentito ancora più innamorato di questa vita che ha cura di me sempre, amante fedele e silenziosa.
Chi e cosa sono le strisce per te?
dalla liturgia ambrosiana:
Lunedì della IV° domenica dopo l’EPIFANIA
In quel tempo.
Vangelo secondo Marco 5,24b.34.
Molta folla seguiva il Signore Gesù e gli si stringeva intorno. Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male. E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male».
Si tratta di uno dei brani più commoventi di tutto il vangelo: escono l’umanità ferita e dolente e insieme la misericodia di Dio che abbraccia l’uomo che osa chiedere il dono del miracolo. Recentemente un ragazzo mi chiedeva che senso ha chiedere quello che il Signore già conosce; la mia risposta, in breve era questa: Gesù nel tuo chiedere può trovare motivo per cambiare il suo disegno. E qui vediamo accadere proprio questo.
Occorre però essere come bambini che non smettono di chiedere ciò che vogliono, e insistono fino allo sfinimento, per cui i genitori poi cedono. Diventare come bambini è avere questa confidenza. Tanto è vero che fa impressione ciò che gesù dice alla donna guarita: “la tua fede ti ha salvata”. Non è Lui che salva lei ma lei si salva per questo suo osare.
Cosa significa per noi osare di toccare il mantello di Gesù?
memoria di san BIAGIO, Vescovo e martire
Le notizie storiche di san Biagio sono molto scarse. Si sa che era di origine armena e fu eletto vescovo di Sebaste. Infierendo la persecuzione di Licinio, Biagio ritenne prudente lasciare la città e rifugiarsi in una grotta nascosta nella boscaglia, ma l’andirivieni delle persone che lo cercavano rese ben presto noto a tutti il suo nascondiglio. Condotto in città, per ordine del governatore Agricola, fu imprigionato, ma anche nella prigione riceveva e sanava molti ammalati. Un giorno si recò da lui una madre il cui figlio stava morendo soffocato, per aver ingoiato una spina di pesce: Biagio lo benedisse e lo risanò immediatamente.
La buona mamma, per ringraziarlo, gli offrì una candela per illuminare di notte la cella e un po’ di cibo. Da qui nacque la tradizione di benedire, con due ceri incrociati, la gola dei fedeli nel giorno della sua festa. Questo episodio valse a san Biagio la qualifica di protettore di tutti i mali della gola. Si racconta pure del suo amore per gli animali, che anche loro per le sue mani erano curati e guariti. Per questo è venerato come patrono dei veterinari. Il culto di san Biagio si è diffuso particolarmente in Armenia, ma la fama di questo santo ha raggiunto anche l’occidente, entrando nella tradizione e nella pietà popolare. Il suo martirio avvenne nel 320 durante la persecuzione di Diocleziano.

Scuola di Comunità
IL SENSO RELIGIOSO
Capitolo 10
Come si destano le domande ultime: itinerario del senso religioso
Conclusione
In greco «su» si dice anà. Questo è il valore della analogia: la struttura di impatto dell’uomo con la realtà desta nell’uomo una voce che lo attira a un significato che è più in là, più su, anà.
Terminiamo, con oggi, la lettura del capitolo dieci de “Il senso religioso”. In queste pagine abbiamo semplicemente scoperto che vivere intensamente la vita è il modo più diretto per far scoccare in noi le domande ultime, la ricerca del significato delle cose e della vita stessa. E tutto ciò non è scontato perchè la nostra fragile natura cede spesso alla tentazione di una ricerca di tranquillità piuttosto che di una intensità. Questo ci riporta alla necessità che l’amicizia e la compagnia che viviamo ci richiami non a sé ma al compito di una vita intensa; nell’attesa di incrociare la Risposta.
Buona settimana,
donC
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