Lunedì 7 luglio 2025

Come tacere dell’acqua e del fresco di queste ore? È stata un po’ come la manna per gli ebrei stanchi e affamati: non solo un aiuto ma l’esperienza della liberazione: a quel caldo che sembra schiacciare tutto si oppone, quasi dal nulla, un cielo che muta e un’acqua che con violenza dice: non sei tu l’ultima parola sul mondo.

Leggevo ieri in rete la notizia di un giovane prete,  suicida a 35 anni. È il secondo di cui sento da dopo Pasqua.

Forse hanno creduto che il peso del caldo fosse eterno, forse non sapevano che la pioggia arriva, e sana, e purifica.

Non è la vita che dobbiamo cambiare, dobbiamo solo imparare che c’è Uno che può darci l’acqua quando c’è caldo.


dalla liturgia ambrosiana:

In quel tempo.
Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro. Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello. Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda».

Vangelo secondo Luca 6, 39-45.

“Può forse un cieco guidare un altro cieco?”, la domanda è retorica fino a un certo punto; la realtà è che spesso accade di vedere gente che non sa cavarsela, affidarsi a gente che ne sa ancora meno. E così uno si trova in posti sconosciuti a fare cose che non sono sue. Noi siamo quelli che hanno inventato gli influencer.
Quello che mi pare edificante è invece il successivo richiamo al “maestro”, avere un maestro non è cosa sbagliata ma è inteso come qualcuno che sa, che ti insegna.
Credo che la differenza tra cieco e maestro sia quindi data dalla possibilità di distinguere tra chi sta guardando a sè e chi cammina guardando e seguendo altro.

D’altra parte uno deve camminare guardando uno che guida ma con gli occhi fissi a sè: accorgersi della trave nel proprio occhio è impossibile altrimenti. E questa è un’altra grande qualità dell’esperienza cristiana: tutto deve essere accolto nella fede ma va verificato nella propria umanità.



Cari fratelli e sorelle, buona domenica!

Il Vangelo di oggi (Lc 10,1-12.17-20) ci ricorda l’importanza della missione, a cui tutti siamo chiamati, ciascuno secondo la propria vocazione e nelle situazioni concrete in cui il Signore lo ha posto.

Gesù invia settantadue discepoli (v. 1). Questo numero simbolico indica come la speranza del Vangelo sia destinata a tutti i popoli: proprio questa è la larghezza del cuore di Dio, la sua messe abbondante, cioè l’opera che Egli compie nel mondo perché tutti i suoi figli siano raggiunti dal suo amore e siano salvati.

Allo stesso tempo Gesù dice: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!» (v. 2).

Da una parte Dio, come un seminatore, con generosità è uscito nel mondo a seminare e ha messo nel cuore dell’uomo e della storia il desiderio dell’infinito, di una vita piena, di una salvezza che lo liberi. E perciò la messe è molta, il Regno di Dio come un seme germoglia nel terreno e le donne e gli uomini di oggi, anche quando sembrano travolti da tante altre cose, attendono una verità più grande, sono alla ricerca di un significato più pieno per la loro vita, desiderano la giustizia, si portano dentro un anelito di vita eterna.

Dall’altra parte, però, sono pochi gli operai che vanno a lavorare nel campo seminato dal Signore e che, prima ancora, sono capaci di riconoscere, con gli occhi di Gesù, il buon grano pronto per la mietitura (cfr Gv 4,35-38). C’è qualcosa di grande che il Signore vuole fare nella nostra vita e nella storia dell’umanità, ma pochi sono quelli che se ne accorgono, che si fermano per accogliere il dono, che lo annunciano e lo portano agli altri.

Cari fratelli e sorelle, la Chiesa e il mondo non hanno bisogno di persone che assolvono i doveri religiosi mostrando la loro fede come un’etichetta esteriore; hanno bisogno invece di operai desiderosi di lavorare il campo della missione, di discepoli innamorati che testimoniano il Regno di Dio ovunque si trovano. Forse non mancano i “cristiani delle occasioni”, che ogni tanto danno spazio a qualche buon sentimento religioso o partecipano a qualche evento; ma pochi sono quelli pronti a lavorare ogni giorno nel campo di Dio, coltivando nel proprio cuore il seme del Vangelo per poi portarlo nella vita quotidiana, in famiglia, nei luoghi di lavoro e di studio, nei vari ambienti sociali e a chi si trova nel bisogno.

Per fare questo non servono troppe idee teoriche su concetti pastorali; serve soprattutto pregare il padrone della messe. Al primo posto, cioè, sta la relazione col Signore, coltivare il dialogo con Lui. Allora Egli ci renderà suoi operai e ci invierà nel campo del mondo come testimoni del suo Regno.

Chiediamo alla Vergine Maria, che ha offerto con generosità il proprio “eccomi” partecipando all’opera della salvezza, di intercedere per noi e accompagnarci nel cammino della sequela del Signore, perché anche noi possiamo diventare operai gioiosi del Regno di Dio.

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Dopo l’Angelus

Cari fratelli e sorelle,

rivolgo con affetto il mio saluto a tutti voi, fedeli di Roma e pellegrini dall’Italia e da vari Paesi. Nel gran caldo di questo periodo il vostro cammino per attraversare le Porte Sante è ancora più coraggioso e ammirevole! 

In particolare, saluto le Suore Francescane Missionarie del Sacro Cuore; gli alunni e i genitori della Scuola di Strzyzow e i fedeli di Legnica, in Polonia; il gruppo greco-cattolico dall’Ucraina.

Saluto inoltre i pellegrini da Romano di Lombardia, Melìa (Reggio Calabria), Sassari e la comunità latinoamericana della diocesi di Firenze.

Greetings to the English speaking pilgrims. I would like to express sincere condolences to all the families who have lost loved ones, in particular their daughters, who were at the summer camp, in the disaster caused by flooding of the Guadalupe river in Texas in the United States. We pray for them.

Carissimi, la pace è un desiderio di tutti i popoli, ed è il grido doloroso di quelli straziati dalla guerra. Chiediamo al Signore di toccare i cuori e ispirare le menti dei governanti, affinché alla violenza delle armi sostituiscano la ricerca del dialogo.

Oggi pomeriggio mi recherò a Castel Gandolfo, dove conto di rimanere per un breve periodo di riposo. Auguro a tutti di poter trascorrere un tempo di vacanza per ritemprare il corpo e lo spirito.

A tutti buona domenica!


Commenti

Una risposta a “Lunedì 7 luglio 2025”

  1. Questa tua capacità, un dono del cielo, di cogliere sempre il nesso fra la realtà e l’Infinito mi colpisce sempre tantissimo.
    In qs momento di fatica sul lavoro, leggere che “Non è la vita che dobbiamo cambiare, dobbiamo solo imparare che c’è Uno che può darci l’acqua quando c’è caldo.”, è proprio uno stravolgimento di prospettiva che spalanca.

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