Speravo che l’elezione di Leone XIV mi avesse evitato di dover rendere conto dell’esperienza in Terra santa, purtroppo diversi continuano a chiedere di questo pellegrinaggio e quindi cedo alle richieste; questa settimana vi renderò conto di quello che ho vissuto in quei giorni.
N.B. La ritrosia a raccontare non è malavoglia ma solo il non voler fare la fatica di mettere in ordine le idee semplicemente per raccontarle. Adesso che ho deciso di farlo credo che possa essere un’occasione per mettere ordine nella testa e nel cuore.
L’immagine che trovate in copertina è quella della basilica della Annunciazione a Nazareth, la seconda foto che vedrete sarà quella dell’altare costruito sopra la grotta di Maria, il luogo dove accadde l’annunciazione. Come vedete non c’è gente.
La prima giornata l’abbiamo trascorsa a Nazareth, e lì dono due le cose che ho chiesto insistentemente alla Madonna e che ho preso guardando i vangeli dell’annunciazione: da una parte che ci si possa sempre sentire preferiti, perchè costantemente amati e chiamati;
secondo: che ci si possa nello stesso tempo sentire semopre come tutti, uno fra gli altri. Essere armati solo del cuore che hanno tutti e che tutti difendono come se la cosa più preziosa fosse anche la più fragile, mentre i diamanti ci insegnano un’altra verità.
Perchè nella giornata ho chiesto questo? Perchè mi sono persuaso che la via della disponibilità passa esclusivamente per la via della preferenza e della normalità; questa consapevolezza porta a un’altra conseguenza: uno non si aspetta più ciò che ha già desiderato, immaginato, in cuor suo ma si rende disponibile a ciò che è chiesto: “accada per me secondo la tua parola”.
Dopo il pranzo è suonata la sirena antiaerea e, ridendo e scherzando, siamo scesi nel bunker dell’albergo per una decina di minuti. Ma non credo che a Gaza e in Ucraina abbiano la stessa percezione della guerra. Per la gente di lì è meno del fastidio che può dare a noi la sirena di un’ambulanza che passa sotto casa.
La giornata si è chiusa con una grande gratitudine per il sì che quella ragazzina disse duemila anni fa, è per lei che la mia vita si è riempita di gusto e d’amore.

dalla liturgia ambrosiana:
Martedì della V settimana dopo PASQUA
In quel tempo.
Vangelo secondo Giovanni 10,31-42.
Di nuovo i Giudei raccolsero delle pietre per lapidarlo. Il Signore Gesù disse loro: «Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre: per quale di esse volete lapidarmi?». Gli risposero i Giudei: «Non ti lapidiamo per un’opera buona, ma per una bestemmia: perché tu, che sei uomo, ti fai Dio». Disse loro Gesù: «Non è forse scritto nella vostra Legge: “Io ho detto: voi siete dèi”? Ora, se essa ha chiamato dèi coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio – e la Scrittura non può essere annullata –, a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo voi dite: “Tu bestemmi”, perché ho detto: “Sono Figlio di Dio”? Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non credete a me, credete alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me, e io nel Padre». Allora cercarono nuovamente di catturarlo, ma egli sfuggì dalle loro mani. Ritornò quindi nuovamente al di là del Giordano, nel luogo dove prima Giovanni battezzava, e qui rimase. Molti andarono da lui e dicevano: «Giovanni non ha compiuto nessun segno, ma tutto quello che Giovanni ha detto di costui era vero». E in quel luogo molti credettero in lui.
Certamente Gesù li aveva provocati un sacco, ma qualcosa di vero ci doveva pur essere se l’hanno preso sul serio. Se lo vogliono condannare è perché hanno preso sul serio quella sua insinuazione di essere il Messia. Spesso mi chiedo se io mi sarei lasciato provocare dalla rivelazione di Gesù.
Perchè il punto è quello di sempre: essere aperti alla realtà è possibile solo a chi è desideroso e conscio di essere fatto per un di più, chi si accontenta non ha alcun bisogno di Gesù, bastano i propri piccoli progetti e sogni; almeno quelli sono nostri!
Molto interessante è anche la “seconda via” per arrivare a credere: il paragone con le promesse e la constatazione che in Gesù si adempiono. Ricordate? “Vi lascio la pace, vi do la mia pace”. (Gv 14).

Scuola di Comunità
IL SENSO RELIGIOSO
Capitolo 13
Educazione alla libertà
1. Educazione alla libertà come responsabilità
b) Ma oltre l’educazione all’attenzione, una educazione alla responsabilità è anche educazione alla capacità di accettazione. Anche ospitare una proposta nella sua integrità non è automatico. … Educare alla attenzione e alla accettazione assicura la modalità profonda con cui uno deve atteggiarsi di fronte alla realtà.
Le ultime parole della scuola di comunità che leggiamo quest’oggi sono da custodire come un criterio prezioso: attenzione e accettazione sono la traduzione semplice e precisa del verbo guardare: “molta osservazione poco ragionamento …” era una citazione che apriva il testo che stiamo ormai concludendo; confermando che solo e solo questo guardare ci serve per entrare in rapporto con le persone e con le cose.
Buon martedì,
donC
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