Mercoledì 12 febbraio 2025

Ieri constatavo che anche le lampade a led si consumano. Tutti dicono che siano molto più longeve delle luci a incandescenza ma, ahimè, anche loro giungono a fine carriera. Sempre più spesso, ormai sono lì da sette anni, capita che in san Pio ci siano lampade che vanno a intermittenza, dando una idea delle sale come di una discoteca, finché qualcuno con qualche rudimento di elettricità stacca i loro contatti nell’attesa della nuova lampada.

Ma il mio cuore, il mio desiderio, dura una vita, non si spegne né si estingue e funziona sempre, finché potrò esserci. Ma ad un certo punto anch’io comincerò a funzionare a intermittenza, fino a spegnermi.

E ancora di più del mio cuore e del mio desiderio dureranno queste righe; potrei andarmene domani ma ciò che c’è in rete resterà oltre me. Così è dei figli, per chi ne ha. Così è per chi edifica il mondo e la Chiesa con le proprie opere.

Qui sta la differenza decisiva: quelle righe, i figli, le nostre opere, dicono che noi non finiremo; quello che il nostro cuore e il nostro desiderio edificano resterà sempre e andrà ben oltre noi, oltre la nostra limitata esistenza, compiendo una promessa che è già essa promessa di vita eterna.

Così accade che l’istante sia l’inizio del per sempre, la luce che faccio ora brillerà per sempre; ciò che conta è che ora io brilli in tutto il mio splendore, perché è per sempre. 


dalla liturgia ambrosiana:

In quei giorni, poiché vi era di nuovo molta folla e non avevano da mangiare, il Signore Gesù chiamò a sé i discepoli e disse loro: «Sento compassione per la folla; ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare. Se li rimando digiuni alle loro case, verranno meno lungo il cammino; e alcuni di loro sono venuti da lontano». Gli risposero i suoi discepoli: «Come riuscire a sfamarli di pane qui, in un deserto?». Domandò loro: «Quanti pani avete?». Dissero: «Sette». Ordinò alla folla di sedersi per terra. Prese i sette pani, rese grazie, li spezzò e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero; ed essi li distribuirono alla folla. Avevano anche pochi pesciolini; recitò la benedizione su di essi e fece distribuire anche quelli. Mangiarono a sazietà e portarono via i pezzi avanzati: sette sporte. Erano circa quattromila. E li congedò.

Vangelo secondo Marco 8,1-9.

Gesù sente compassione ma il suo sguardo va oltre, immagina il ritorno a casa di tutti quei poveretti senza cibo da tre giorni. Forse qualcuno previdente avrà pensato al cibo per un giorno, ma tre giorni sono davvero tanti. Parto da questa osservazione grossolana perché mi chiedevo quanto deve essere stato affascinante Gesù per essere seguito per giorni senza avere una meta, un luogo dove riposare e senza mangiare? E così mentre la gente non si preoccupa Lui arriva a interessarsi anche di questo.

Mi viene da ripensare alla mia storia, questo fatto è così reale che l’ho potuto verificare: nel desiderio di dare tutto è stato Lui che ha continuato a provvedere a me, e mi ha accudito facendomi crescere. Il mio sentimento senza ragione è sempre stato accompagnato da una ragione carica d’amore che mi ha sostituito anche nella responsabilità di me, della mia vita.

D’altra parte è importante che qualcuno offra il pane per sfamare tutti, perchè Gesù moltiplica e fa bastare il cibo che gli viene offerto, ma se non c’è offerta il cibo non si moltiplica. Questo introduce il tema del dono come strumento della salvezza: collaboriamo all’opera di Dio non perché facciamo grandi cose ma perché offriamo, con i nostri miseri doni, lo strumento per la salvezza del mondo.

Il pane e il vino che offriamo sull’altare sono come quei pani e come quei pesciolini, lo strumento per la salvezza del mondo.

Proviamo a guardare così i soldi che diamo in offerta …


Scuola di Comunità
IL SENSO RELIGIOSO

2. Il segno

      Il segno è una realtà il cui senso è un’altra realtà, una realtà sperimentabile che acquista il suo significato conducendo a un’altra realtà. Ed è questo il metodo con cui la natura ci richiama ad altro da sè: il metodo del segno.

Un metodo concreto, sperimentabile, che nella natura ha il compito di portare oltre. La concretezza della carne e del sangue sono lo strumento per un oltre, il passaggio dal segno al significato è un oltre che spalanca la vita come Mistero, o, se volete, il passaggio dal segno alla realtà genera in noi una posizione che ieri riconoscevo in una frase di Pier Paolo Pasolini: “Io sono pieno di una domanda cui non so rispondere”: il segno dalla realtà, attraverso la realtà indicata, ci porta a una domanda.


Commenti

2 risposte a “Mercoledì 12 febbraio 2025”

  1. Anna Calcagno

    Questa mattina ho ascoltato su Virgin radio la notizia del suicidio del direttore della radio. Antonello Piroso alias il Cavaliere Nero commentava dicendo che in queste occasioni ci si pongono molte domande senza che nessuno abbia risposta, la vita è un mistero al suo inizio ed è un mistero alla sua fine. Poi citava Francesco De Gregori che dice che alla fine della vita si sbatte comunque contro un punto interrogativo.
    Sono rimasta veramente annichilita, poi quando ho letto il tuo blog che sembra fatto apposta per commentare un fatto simile, mi son detta ma che differenza!
    La realtà come segno ci porta a “conoscere” piano piano, man mano, senza aspettare l’ultimo giorno, il mistero come una presenza che deborda e noi stiamo dentro il suo abbraccio.
    È la vita che diventa tutta diversa, non solo la morte.

  2. Michela Guagnetti

    Che malinconia il blog di oggi! Ma grazie, è proprio quello che penso e che desidero…

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