Mercoledì 15 ottobre 2025

Quante cose mi rendono caro questo giorno che inizia!
E’ la memoria di santa Teresa d’Avila, una donna che ho scoperto e iniziato ad amare negli anni della teologia.
E’ la data di nascita di don Giussani.
Oggi poi è il giorno in cui, finalmente, potremo presentare alla comunità intera il progetto di ristrutturazione della chiesa di san Pio X.

Credo che per tutti noi ci siano dei giorni che non si possono dimenticare perché, qualche volta nel bene e qualche altra volta nel male, hanno segnato la vita intera. E noi siamo la nostra storia.

Attendo poi con ulteriore gioia la presentazione di questa sera, sarà una grande occasione per poterci dire che costruire la casa di mattoni ha senso solo se è un modo di costruire la compagnia della Chiesa, e che tutti siamo corresponsabili di questo gesto; mi pare così che si compia un gesto di vera sinodalità, di Comunione: quello che faremo nei prossimi anni sarà davvero occasione preziosa per compiere un cammino insieme.
Spesso ci chiediamo cosa possa significare costruire la Chiesa; questa sera ce ne diamo una possibilità semplice e grande.
Nulla abbiamo di più importante da fare che edificare il luogo da cui proveniamo.



dalla liturgia ambrosiana:

Teresa de Cepeda y Ahumeda nacque ad Avila nel 1515, da una famiglia borghese, sesta di nove figli. Donna forte, sensibile ed entusiasta, ancora bambina si lasciò esaltare dalla vita dei martiri fino al desiderio del martirio a cui pensò di andare incontro con la sua fuga da casa. A vent’anni decise di farsi monaca nel Carmelo dell’Incarnazione, formato da centocinquanta suore, dove rimase ventisette anni. All’inizio conobbe una profonda intimità col Signore, cui seguì un tempo di mediocrità, senza slancio e senza impegno.
Ma nel 1555, a quarant’anni, Teresa dopo la lettura delle “Confessioni” di sant’Agostino, cambiò vita, richiamata dallo stesso Crocifisso che le concesse singolari esperienze mistiche. Nacque allora in lei il desiderio di condividere con altre sorelle una maggior autenticità di vita monastica e sotto la guida di Francesco Borgia e di Pietro di Alcantara, cominciò a fondare comunità piccole, dove le monache potessero vivere la regola primitiva dell’Ordine carmelitano, sull’esempio dei primi padri.
Nel 1562 si inaugurò il primo piccolo e povero monastero, dove si adottò l’ideale dell’orazione continua e della contemplazione in una vera vita di famiglia. Nonostante la sua malferma salute fisica, spinta dal fuoco interiore che la divorava, seppe superare ogni difficoltà interna ed esterna all’Ordine, portando avanti non solo la riforma dei Carmeli femminili, ma anche quella del ramo maschile. In uno dei suoi molteplici viaggi, intrapresi per fondare in Spagna nuovi monasteri, incontrò un giovane sacerdote, Giovanni Mattia, che divenne il primo carmelitano scalzo dell’Ordine riformato, col nome di Giovanni della Croce. Fu suo direttore spirituale e suo grande collaboratore e, alla scuola di Teresa, divenne il grande mistico che tutti conosciamo.
Teresa seppe vivere una vita di continua contemplazione anche in mezzo alle assillanti occupazioni e alle persecuzioni che incontrò e, su indicazione del proprio padre spirituale, lasciò ai posteri numerosi scritti tra cui Il libro della vita, il Cammino di perfezione, I pensieri sull’amore di Dio e il Castello interiore, che le valsero il titolo di dottore della Chiesa, conferitole da Paolo VI nel 1970. Morì ad Alba de Tormes il 15 ottobre 1582.

In quel tempo. Il Signore Gesù, voltandosi verso le donne, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: “Beate le sterili, i grembi che non hanno generato e i seni che non hanno allattato”. Allora cominceranno a dire ai monti: “Cadete su di noi!”, e alle colline: “Copriteci!”. Perché, se si tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco?».

Vangelo secondo Luca 23, 28-31.

In realtà mi pare accada sempre così: si piange la perdita della persona cui si vuole bene, più difficilmente si piange per sè stessi. Questa correzione di Gesù è molto importante perchè ci rimette nella prospettiva di un gesto che ha di mira l’edificazione dei suoi discepoli e non invece un legame affettivo che rischia di passare come possesso: la perdita della sua compagnia lascia orfani.
La parte finale della pericope ha lo scopo di rendere evidente che Gesù sa bene ciò che sta per accadere e conosce anche tutta l’ingiustizia insita in quel gesto. Così l’andare verso la Croce è davvero un abbracciare il destino.


Davide Prosperi ha appena citato la Via Crucis di Matisse a Vence, dove il velo della Veronica è l’unico volto rappresentato.
Questo comporta che ci sia qualcuno che quel volto ci permette di vederlo, di accoglierlo; interessante anche il fatto che il volto di Cristo sia impresso: non lo vedi con chiarezza perché non puoi conoscere il Mistero.
Questo ci fa dire una cosa mai scontata: il Mistero ci raggiunge in modo unico, individuale ma mai univoco: nessuno di noi può dire di essere padrone dell’immagine perchè per tutti è sempre un Cristo “impresso” sulla tela, di quei lineamenti ciascuno vede più chiaramente quelli che gli corrispondono.


Commenti

2 risposte a “Mercoledì 15 ottobre 2025”

  1. Garavaglia mario

    Caro Cesare sono contento di quello che scrivi di quanto fai e della tua generosa attività. Sono contento della possibilità finalmente di dare un volto rinnovato alla chiesa. Mi piacerebbe che in qualche modo sia ricordato don Marco che tanti anni ha dato agli studenti e alla chiesa. Un piccola annotazione che forse ti è sfuggita: tra sinodalita e comunione c’è una profonda diversità. La prima e’ uno strumento che ora viene usata tristemente per tutto, la Comunione e’ l’evento
    di una Presenza reale di Cristo. Buon lavoro con amicizia don Mario

    1. doncesare

      Grazie del ricordo a don Marco, credo proprio che se ne dovrà tener conto nel momento in cui si arriverà alla parte di impianto iconografico e artistico; credo che nel rifacimento dei muri sia complicato poter esprimere ciò che dici.
      Sulla questione sinodalità, Comunione, capisco bene cosa dici e credevo che bastasse la lettera maiuscola per evidenziare, anche solo intuitivamente una differenza. D’altra parte ho voluto includere la parola tanto in voga perchè credo che anche solo la fatica di mettersi insieme a lavorare per edificare valga più di mille discorsi su quel tema.
      Buon ministero a te.

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