Finalmente ho trascorso un paio d’ore, nel pomeriggio di ieri, a leggere, prima ho letto la storia di Marcos Pou, un ragazzo che davvero si è mosso secondo l’ampiezza del suo cuore, con una intelligenza e libertà che io vorrei per me. Sono uscito da quel tempo di silenzio con l’ardente desiderio di poter almeno assomigliare a uno così, almeno per la certezza; il resto del tempo rimastomi l’ho usato per iniziare a lavorare seriamente sul testo di don Giussani consigliatoci per l’estate. E anche lì mi sono ritrovato con un desiderio ancora più grande di saper dire sì a Cristo.
Sono quindi andato a cena con i ragazzi che preparano la vacanza pieno della letizia di avere trovato nuovi e potenti richiami a me, rimesso di fronte alla bellezza del cuore che Dio mi ha dato.
Mentre stavamo concludendo la cena mi è arrivata la notizia che don Gianni Calchi Novati era salito in cielo, un uomo che ho sempre guardato come si guarda un maestro, non solo per la sua fede granitica ma soprattutto per la sua capacità di godere la vita; certo del fatto che guardando Gesù non si ha bisogno di nulla, per cui tutto diventa dono immenso e unico.
Tante volte l’ho guardato riconoscendo in lui quello che vorrei essere: un padre libero e vero, per chiunque desiderasse un rapporto vero.
Strana la vita: ti toglie proprio mentre ti dona: mi porta via un testimone per darmene un altro. E intanto il richiamo si fa sempre più esigente e pressante, vivere la vita sino all’ultima goccia è davvero tutto ciò che si può desiderate: e anche il buon Dio lo desidera per te!
Guardare qualcuno è vivere!
dalla liturgia ambrosiana:
Mercoledì della III° domenica dopo PENTECOSTE
In quel tempo. Disceso con i dodici, il Signore Gesù si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone, che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri venivano guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti. Ed egli, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva: «Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio. Beati voi, che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi, che ora piangete, perché riderete. Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti».
Vangelo secondo Luca 6,17-23.
Se ci pensate non è cosa intelligente. I primi quattro capitoli del vangelo di Luca si occupano della nascita, della missione di san Giovanni Battista e anche della genealogia di Gesù. E i capitoli del vangelo di san Luca sono 24; ciò significa che queste parole sono pronunciate all’inizio della sua missione: quelle beatitudini sono raccontate a gente che di Gesù sa poco e nulla, che ha visto e sentito poco di lui, ma lui non si trattiene, mette subito al centro della sua missione il messaggio per cui è venuto tra noi: una promessa che compie la fatica che ciascuno è chiamato a fare nella vita quotidiana.
Se avesse voluto fare auto promozione avrebbe prima dovuto creare un contesto a lui più favorevole.
Non è venuto per cambiare le cose ma per cambiare il nostro cuore, il modo di vivere la vita quotidiana: si è beati solo se si vive con una speranza, con lo sguardo rivolto a una certezza più grande.
“Beati voi che avete fame, perché sarete saziati”; è pur vero che alcuni forse lo stavano seguendo perché con lui si poteva mangiare, ma quella fame credo sia riferita ad altro: ogni uomo è fatto di quella sete di pienezza che rende sempre tutto poco. D’altra parte non avere fame è un modo di dire che si è morti o che a quel passo ci si sta avvicinando. La fame è la condizione dell’uomo che vive.

Scuola di Comunità
IL SENSO RELIGIOSO
Capitolo 14
L’energia della ragione
tende a entrare nell’ignoto
1. Forza motrice della ragione
Ma c’è una pagina più grande ancora di quella dell’Ulisse dantesco; … E’ nella Bibbia, quando dall’esilio, cioè dalla dispersione o da una realtà estranea a sé, Giacobbe sta ritornando a casa sua. …
Chi giunge a percepire questo di sé è un uomo che se ne va, tra gli altri zoppo, vale a dire segnato ; non è più come gli altri uomini, è segnato.
Quello che segna la vicenda di Ulisse è la sua ricerca dell’oltre, la figura di Giacobbe si presenta come colui che è segnato nella carne dal suo desiderio infinito. Quell’andare oltre è bisogno che spinge alla fatica ad ogni passo.
Buon mercoledì,
donC
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