Ieri sera, cena con dei ragazzi, ad un certo punto uno di loro, parlando di campagna elettorale dice: “domenica pomeriggio non avevo molto da fare e così, avendo un elenco di nomi da contattare ho cominciato a telefonare a ciascuno; ci ho messo tutto il pomeriggio ma alla fine ero contento”.
Il primo pensiero che mi è venuto è che se avessi avuto così tanto tempo libero non mi sarebbe mai e poi mai venuta l’idea di passarlo al telefono, ci sono così tante cose in sospeso che mi piacerebbe fare che non avrei di certo fatto quello che ha fatto lui.
Il pensiero subito successivo è stato di vera ammirazione per quel “lavoro” spontaneo: “come deve stargli a cuore quello che sta facendo!”.
Mi risulta sempre più evidente che solo per una passione il mondo procede, una passione magari anche solo umana ma reale, concreta, capace di occupare il cuore e spingere all’azione; penso alle “follie” che i tifosi fanno per le loro squadre di calcio, penso a chi la domenica si alza prima dell’alba, dopo una settimana di lavoro, per andare a praticare l’attività che appassiona, …
Chiedo a questa giornata che inizia, per me e per voi, che ci sia almeno un istante di passione, capace di “mettere a fuoco” l’intera giornata.
dalla liturgia ambrosiana:
Mercoledì della II° settimana di PASQUA
In quel tempo.
Vangelo secondo Giovanni 3, 1-7.
Vi era tra i farisei un uomo di nome Nicodèmo, uno dei capi dei Giudei. Costui andò dal Signore Gesù, di notte, e gli disse: «Rabbì, sappiamo che sei venuto da Dio come maestro; nessuno infatti può compiere questi segni che tu compi, se Dio non è con lui». Gli rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio». Gli disse Nicodèmo: «Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?». Rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quello che è nato dalla carne è carne, e quello che è nato dallo Spirito è spirito. Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto».
Ecco un altro incontro.
Ciò che la Pasqua porta è una serie di incontri: così ci si imbatte oggi nel Risorto. E si incontra, come accade a Nicodemo, quando si ha la libertà di andare dietro, di chiedere e verificare quell’intuizione che emerge ogni volta che il cuore sussulta: per un bene ricevuto, per una posizione invidiabile, per un bisogno guardato con tenerezza, per una intelligenza viva della realtà. Quando accade di incontrare qualcuno di vivo dovremmo domandarci l’umiltà di accostarlo, di chiedere, come ha fatto Nicodemo.
Far vincere il desiderio del cuore è la cosa che conta, dovessimo andare a cercare le risposte di notte!
memoria di San PIO V
Antonio Ghisleri nacque il 17 gennaio 1504 a Bosco Marengo (Alessandria), da una famiglia povera. Nella sua infanzia fece il pastorello. All’età di 14 anni entrò nel convento dei domenicani osservanti di Voghera, prendendo il nome di Michele. Nel 1528 a Genova fu ordinato sacerdote. Passando per vari conventi del suo ordine, giunse infine a Roma, dove, nel 1551, fu nominato commissario e rappresentante dell’inquisitore generale, card. Gian Pietro Carafa, il quale, diventato papa col nome di Paolo IV, lo fece vescovo di Sutri e Nepi, lo nominò cardinale, designandolo poi grande inquisitore a vita. Il 7 gennaio 1566 Antonio Ghisleri fu eletto papa e assunse il nome di Pio V. Volle mantenere il suo abito bianco di domenicano, introducendo così la tradizione della veste bianca per i papi.
Papa Ghisleri non fu molto apprezzato dalle potenze cattoliche, perché si annunciò subito decisamente riformatore: decretò che le somme destinate per i suoi festeggiamenti fossero distribuite ai poveri; si dedicò subito a tradurre nei fatti gli orientamenti del concilio di Trento, emanando il nuovo Catechismo Romano e i nuovi testi del Messale e del Breviario Romano. Intensissima fu la sua azione diplomatica per la concordia tra i popoli e soprattutto tra i principi cristiani, al fine di fronteggiare insieme l’invasione turca.
L’apice del suo pontificato fu la clamorosa e inattesa vittoria di Lepanto, ottenuta per intercessione della Beata Vergine, invocata con il Rosario come “ausilio e soccorso” della Chiesa. Pio V morì il 1° maggio 1572 e fu canonizzato nel 1712.

Scuola di Comunità
IL SENSO RELIGIOSO
Capitolo 12
L’avventura dell’interpretazione
2. Il mondo come parabola
Se tu sei «morale», vale a dire, se tu sei nell’atteggiamento originale in cui Dio ti ha creato, cioè in atteggiamento aperto al reale, allora capisci, o perlomeno cerchi, cioè domandi.
La persona “morale”, cioè corretta è quella che capisce la realtà o che domanda di capire. Questa sottolineatura del fatto che se non capisci chiedi è apparentemente scontata: ce la sentiamo proporre fin dai primi giorni di scuola, ma in realtà è quanto di più rivoluzionario ci sia. Pensate cosa potrebbe succedere nel mondo se invece di fingere di capire chiedessimo? Pensate a un Trump che cerca di capire com’è la realtà della guerra? Che guarda agli immigrati per capire cosa accade per portarli a migrare. O pensate a noi stessi che invece di dire: “secondo me è così” provassimo a dire “vorrei capire”.
Cercare è parola davvero capace di cambiare il mondo, se comincia a cambiare noi.
Buon mercoledì,
donC
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