Mercoledì 30 luglio 2025

Sono andato a letto sorridendo. Non solo perché le vacanze con i ragazzi sono una meraviglia, ma perchè ho “dovuto” constatare che il blog funziona di più quando non lo scrivo. Credo che le visualizzazioni siano cresciute per via del fatto che nella giornata diverse persone sono tornate a vedere se c’era qualcosa di nuovo nel post.
Questa forma ha ridestato un’attesa!

Quindi con profonda gratitudine ringrazio coloro che hanno scritto e invito tutti a pprovare a raccontare cosa si scopre nella giornata a partire dalla lettura del vangelo.
Grazie!


dalla liturgia ambrosiana:

In quel tempo. Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, il Signore Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme e mandò messaggeri davanti a sé. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». Si voltò e li rimproverò. E si misero in cammino verso un altro villaggio.

Vangelo secondo Luca 9, 51-56.

Cosa racconta a te, di te, questo brano del vangelo?


Commenti

7 risposte a “Mercoledì 30 luglio 2025”

  1. Nani Giacobino

    A me interroga questa frase all’inizio: “in cui sarebbe stato elevato in alto” che, se la leggo rapidamente, mi sembra quasi non importante, mentre scopro poi, rileggendo, che dentro queste poche parole ci sono tantissimi riferimenti e significati cui l’evangelista fa volontariamente riferimento, anche perché scrive la storia “a posteriori”. L’essere elevato in alto può fare riferimento alla salita fisica verso Gerusalemme, ma anche e forse soprattutto all’elevazione sulla croce e perfino all’ascensione, ossia ad alcune delle tappe più importanti della vicenda terrena di Gesù da questo momento in avanti. L’essere elevato potrebbe far pensare a una posizione quasi di potere, come su un trono regale, ma l’evangelista sa bene (e io grazie a lui) che il trono di Gesù è la croce e la sua meta finale è nel Cielo, a cui ascende dopo la resurrezione. Se poi osservo che l’espressione ebraica “essere elevato in alto” è la stessa usata nell’Antico Testamento per descrivere il serpente di bronzo con cui Mosè guariva chi veniva morso dai rettili, allora mi è sempre più chiaro che sia per i primi ebrei-cristiani sia per me il riferimento a Gesù crocifisso come salvezza dal peccato diventa proprio evidente. Mi colpisce sempre che una sola frase della sacra scrittura possa scatenare una serie di rimandi e di riferimenti praticamente infiniti alla storia della salvezza universale e personale.

  2. In questo periodo mi capita di andare a messa in una chiesa giubilare dove, al termine della celebrazione, viene fatta una breve adorazione eucaristica. Oggi, durante questa adorazione, non ho potuto non pensare ai tentativi goffi degli apostoli che vorrebbero incenerire qualche poveretto, desiderio che mi frequenta con una certa assiduità e che quindi comprendo benissimo. Di fronte all’Eucarestia esposta mi ha colpito l’enorme distanza fra la Sua potenza disarmata e il meschino uso della forza, anche pensando ai nostri giorni, forza con cui ognuno pensa di poter risolvere le cose e invece le complica solo facendo disastri. Ancora una volta ho chiesto la pace per i luoghi distrutti dalla guerra.

  3. Francesco

    «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?», questo passo mi fa sempre sorridere. Ci trovo un che di adolescenziale, come di chi si trova in mano un dono grande e vuole usarlo fino all’esagerazione. Noto poi un parallelo con il dialogo tra Dio che vuole distruggere Sodoma e Gomorra, per altre ragioni, e Abramo che negozia in favore di 10 giusti che potrebbero trovarsi là.
    La risposta di Gesù va oltre, ci insegna una misericordia che trasforma l’immagine del Dio veterotestamentario che anche i Discepoli avevano. E sono grato a Gesù di questo, così tutte le volte che non lo accolgo posso chiedergli di ritornare.

  4. Rachele B

    In questi giorni alla vacanza della comunità ho vissuto una grande fatica perché il don (nostro, del movimento) ha invitato i genitori ad uscire con i bambini perché la chiesa è piccola e disturbavano la preghiera… Io mi sono sentita come Giacomo e Giovanni, “figli del tuono”: sono uscita in lacrime dalla chiesa, nonostante mio figlio fosse già fuori col papà, ed avrei mandato un fuoco dal cielo a chi non accoglie i bambini ed i genitori che faticano per proporre loro la fede con tutte le difficoltà che richiede stare a messa con bimbi anche piccoli.

    Poi nella comunità abbiamo affrontato la cosa: prima litigando dato il mio infervoramento, poi confrontandoci e ieri sera ai frizzy anche scherzandoci un po’ su.

    La compagnia della comunità, in tutte le sue diversità, è stato lo strumento di Gesù per andare oltre lo scandalo di ciò che non è come lo penso io e affidare a lui ciò che ancora non capisco.

  5. Liliana

    “Il Signore Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme”. Verso l’offerta di sé.
    Chiedo anch’io di decidere questo cammino che, anche passando attraverso la terra dei Samaritani ( cioè il rifiuto) mi possa portare al mio compimento.
    Ma deve essere la decisione di oggi e di ogni giorno.
    P.S. Ma perché “Non vollero riceverlo perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme”?

  6. Andrea R

    “Ma essi non vollero riceverlo”
    Quasi sempre di fronte a ciò che accade, ai figli, agli amici io “la so”, so come dovrebbe essere e come dovrebbe andare. Di fronte al rifiuto non arrivo a chiedere il fuoco dall’alto, ma spesso mi allontano, prendo le distanze, deluso.
    Gesù invece non vuole imporsi, dominare, possedere. Rispetta e, anzi, ama la mia libertà. Me l’ha donata lui, e questa è la più grande fonte di speranza.
    Mi viene in mente anni fa quando a un amico che diceva al Don Gius che tutto è grazia, lui ha risposto “Si! E tutto è libertà”

  7. Anche a me, come un samaritano, capita di non volere accogliere il Signore che passa e porta verso la Città Santa.
    Che grazia che non sono giudicato col metro degli uomini (anche dei più santi!) ma sono sempre aspettato.
    Posso ricominciare sempre perché sono sempre aspettato, anche in questo periodo di peccato e dolore.

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