“Voglio una vita esagerata”.
Ieri mattina, passando accanto a uno scaffale di casa, mi è distrattamente caduto l’occhio su un libro dal formato inusuale; ripassando più tardi ho visto che più che un libro era un fascicolo; poi ripassando ancora, nel pomeriggio, mi sono deciso a vedere di cosa si trattasse.
La copertina era esplicita: una grande foto di Giovanni Guareschi fermo sulla bicicletta, con questo titolo: “Non muoio neanche se mi ammazzano”; si trattava del catalogo di una mostra del meeting di tanti anni fa.
Quel titolo mi ha dato una vampata di passione perchè anch’io nelle mie piccole fatiche vorrei proprio poter reagire così, ma spesso è solo la fatica a vincermi e a schiacciarmi.
Ma che bella la libertà e la passione che saltano fuori da quelle parole! Essere così certi di ciò che conta per sè, di ciò che dona la vita, da non rinunciarvi mai, nemmeno quando questo fosse pesante da portare, come conseguenze.
Mi sono quindi chiesto per cosa sarei disposto a dare tutto, certo di non perdere nulla.
Poi, nella seconda parte del pomeriggio, è venuta una coppia di amici a raccontarmi della loro scampagnata, culminata nella richiesta di matrimonio, e nel relativo anello. Mentre cercavo di capire cosa fosse capitato nei loro cuori lei mi dice: ” in quel momento guardavo al matrimonio, a quel sì, e capivo che per me era una cosa esagerata, troppo grande, e dall’altra capivo che sono proprio fatta per una cosa così esagerata”.
Per il resto della giornata ho chiesto al buon Dio di non essere così misero da accontentarmi sempre. Voglio esagerare.
dalla liturgia ambrosiana:
Mercoledì della II° domenica dopo la Dedicazione
In quel tempo. Di nuovo il Signore Gesù parlò agli scribi e ai farisei e disse: «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita». Gli dissero allora i farisei: «Tu dai testimonianza di te stesso; la tua testimonianza non è vera». Gesù rispose loro: «Anche se io do testimonianza di me stesso, la mia testimonianza è vera, perché so da dove sono venuto e dove vado. Voi invece non sapete da dove vengo o dove vado. Voi giudicate secondo la carne; io non giudico nessuno. E anche se io giudico, il mio giudizio è vero, perché non sono solo, ma io e il Padre che mi ha mandato. E nella vostra Legge sta scritto che la testimonianza di due persone è vera. Sono io che do testimonianza di me stesso, e anche il Padre, che mi ha mandato, dà testimonianza di me». Gli dissero allora: «Dov’è tuo padre?». Rispose Gesù: «Voi non conoscete né me né il Padre mio; se conosceste me, conoscereste anche il Padre mio».
Vangelo secondo Giovanni 8, 12-19.
Perché sia chiara la logica, è cominciata la settimana che ci porterà alla festa liturgica di Cristo Re, in rito ambrosiano, e quindi le letture hanno questa sottolineatura evidente.
Oggi il tema di Cristo luce rende evidente la pretesa di Gesù di essere per gli uomini luce, cioè vita.
La cosa che mi incuriosisce sempre è che questo dialogo non mette in dubbio la grandezza immensa dell’affermazione ma solo la sua verità giuridica: quello che Gesù dice è accolto se ci sono due testimoni. Come se l’evidenza dell’incontro non bastasse, c’è bisogno di un supporto “giuridico” perché l’incontro possa essere ritenuto capace di dare vita.
L’esperienza che ciascuno di noi ha fatto, e che ci ha portati ad essere certi dell’amore di Cristo, è frutto di un cammino personale che non ha avuto bisogno di altri elementi per essere ritenuto vero.
Questo però “spinge” una domanda che già Pietro pone nella sua prima lettera: “siate sempre pronti a rendere ragione della speranza che è in voi” (1 Pt 3,15-16); su cosa si fonda il nostro essere certi di Gesù? Cosa ci ha spinto a dire che Lui è la luce della vita?
Scuola di Comunità 2025/2026

«Cristo, nuovo principio
di conoscenza e di azione»
Qui potete trovare il testo della Giornata di inizio anno:
https://www.clonline.org/it/pubblicazioni/libretti/giornata-inizio-anno-2025
Giussani racconta che il nostro movimento ebbe inizio dall’incontro in strada con quattro ragazzi che frequentavano il liceo Berchet, che lui sollecitò a giudicare le vicende della vita alla luce della fede. «La settimana dopo, questi quattro si presentarono in assemblea e fecero un loro intervento cominciando con queste parole: “Noi cattolici…”
Alle parole di ieri seguono subito, nel testo della giornata di inizio, quelle che leggiamo oggi. Cosa non scontata perché ci viene indicato il metodo con cui il passo accade: don Giussani non richiama i ragazzi ad esserci nella scuola ma a giudicare quello che accade nella loro vita, la presenza è un passo ulteriore e gratuito che accade pubblicamente per la libertà di quei quattro; se non fosse accaduto nulla il giudizio imparato sarebbe rimasto vero. Detto ciò è evidente che un giudizio non è un pensiero da custodire dentro sè, la sua “fioritura” come gesto nella realtà corrisponderà sempre a un ulteriore gesto della libertà.
Buon mercoledì,
donC

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