Venerdì 19 settembre 2025

Tacere non è possibile.
C’è un ministro che si è offerto per uccidere i bambini palestinesi di Gaza, … e che ha detto tante, troppe, cose che sono al di là di ogni più razzista considerazione. Potremmo dire che lui i problemi non li affronta, li cancella.
mi sembra di essermi imbattuto nella versione defintiva dell’uomo che fa di sè la misura della realtà: anche a piegare a te ciò che non fai tu comporta una sorta di coraggio e di coerenza che, insieme alla violenza e al cinismo, non possono non colpirci come un pugno in pieno volto.

Avevo in mente queste cose, ieri pomeriggio, mentre andavo a trovare una persona malata; così mi è parso ancora più stridente quello che ho visto: come si può essere lieti e vivi, con la morte addosso? Con il dolore che deve essere controllato a morfina?

Da una parte quell’uomo che non può nemmeno alzarsi dal letto se non è aiutato, dall’altra un uomo che pensa di poter fare tutto ciò che crede, della propria vita e di quella degli altri, come se la realtà fosse solo una forza da domanre e usare per sé.

Il mio amico malato è come uno che si gode un piatto prelibato e cerca di goderne ogni briciola, mentre decanta la bontà di ciò che c’è; non importa altro, non ha bisogno di altro che di essere amato, questo rende la sua realtà una cosa preziosa.

Vorrei non dimenticare mai che sono fatto per l’infinito, vorrei guardare tutto avendo negli occhi la promessa che mi è stata fatta: c’è un bene che è per sempre, e quindi, è per tutti.


dalla liturgia ambrosiana:

In quel tempo. Quando il Signore Gesù vide il notabile ricco così triste, disse: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio. È più facile infatti per un cammello passare per la cruna di un ago, che per un ricco entrare nel regno di Dio!». Quelli che ascoltavano dissero: «E chi può essere salvato?». Rispose: «Ciò che è impossibile agli uomini, è possibile a Dio».

Vangelo secondo Luca 18, 24-27.

Gesù osserva quello che accade intorno a lui; non è concentrato solo su quello che fa o dice, e così la realtà, parlandogli, gli permette di istruire i suoi discepoli.
Essere in rapporto con la realtà è davvero decisivo e credo che sia uno degli scopi più grandi e nobili di quella cura di sè che chiamiamo silenzio. Fermarsi e guardarsi intorno non è leziosità o vuoto, è occasione di paragone e conoscenza. Ma spesso procediamo a testa bassa e con gli occhi fissi alle nostre cose.
E così esce a Gesù quella frase impegnativa e imperativa: “Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio”. Le ricchezze sono certo anche i soldi ma in realtà credo che siano tutte quelle cose che sono i “nostri pensieri”, quei possessi che ci impediscono di accorgerci di ciò che accade attorno a noi, e in noi.
Essere poveri non è quindi una scelta per i più “fervorosi” ma un bisogno per tutti: se vogliamo che Gesù diventi il solo vero bene. Un bene che poi ti appassiona a tutto in modo più grande e vero, perché guardando Gesù non perdi nulla ma gusti tutto in modo più grande e vero.


Scuola di Comunità
IL SENSO RELIGIOSO

Poi lunedì riprenderemo anche la terza caratteristica di questa ipotesi della rivelazione come incontro tra la ragione e il mistero.
Queste prime due caratteristiche sono interessanti perchè senza la prima, dice don Giussani, cadremmo in una ultima forma di idolatria: la ragione che impone a Dio ciò che deve fare. Che è poi quello che facciamo quando ci mettiamo a dire ciò che Dio dovrebbe fare e non fare; la vertigine di una misura non conosciuta è per noi spesso troppo forte.
La seconda caratteristica di questa ipotesi della rivelazione è la convenienza: se non mi porta alla conoscenza e alla pienezza della vita che cosa me ne faccio di un mistero che si svela? Mi torna la frase del retore Vittorino: “quando ho incontrato Cristo mi sono scoperto uomo”.


Commenti

Una risposta a “Venerdì 19 settembre 2025”

  1. In questi giorni così dolorosi mi torna in mente una poesia di Quasimodo che leggevo ai miei ragazzi a scuola : senza amore e senza Cristo l’ uomo è rimasto “Caino” (Uomo del mio tempo, scritta nel 1946). Sei ancora quello della pietra e della fionda,
    uomo del mio tempo. Eri nella carlinga,
    con le ali maligne, le meridiane di morte,
    t’ho visto – dentro il carro di fuoco, alle forche,
    alle ruote di tortura. T’ho visto: eri tu,
    con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio,
    senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora,
    come sempre, come uccisero i padri, come uccisero
    gli animali che ti videro per la prima volta.
    E questo sangue odora come nel giorno
    Quando il fratello disse all’altro fratello:
    «Andiamo ai campi». E quell’eco fredda, tenace,
    è giunta fino a te, dentro la tua giornata.
    Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue
    Salite dalla terra, dimenticate i padri:
    le loro tombe affondano nella cenere,
    gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore.

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