La Messa

Introduzione

Se non ricordo male san Filippo Neri aveva scritto sull’architrave della porta che dalla sacrestia andava all’altare della Chiesa:

 “come se fosse la prima, come se fosse l’ultima, come se fosse l’unica”.

Mi ha sempre colpito questa frase perché mi ricorda ciò che la Messa dovrebbe essere, e spesso non è: la misura della vita.

Celebrare la Messa con l’intensità e la coscienza di chi la celebra come la prima, l’ultima e l’unica, è ultimamente il desiderio che dovremmo avere ad ogni Messa e che inevitabilmente andrebbe a coprire il tempo tra l’una e l’altra delle nostre celebrazioni.

Per questo la Messa è così importante: è un modo di guardare alla vita tutta; e non un momento tra le varie cose che fanno la vita.

Che cosa è la Messa?

Potremmo dire tante cose, importanti e vere, su ciò che la Messa è, però io vorrei che avessimo il tempo per riflettere su ciascuna delle parole del Concilio Vaticano II che il Catechismo della Chiesa Cattolica (al n° 1323) usa per spiegare cos’è la Messa:

«Il nostro Salvatore nell'ultima Cena, la notte in cui veniva tradito, istituì il sacrificio eucaristico del suo Corpo e del suo Sangue, col quale perpetuare nei secoli, fino al suo ritorno, il sacrificio della croce, e per affidare così alla sua diletta Sposa, la Chiesa, il memoriale della sua morte e risurrezione: sacramento di pietà, segno di unità, vincolo di carità, convito pasquale, nel quale si riceve Cristo, l'anima viene ricolmata di grazia e viene dato il pegno della gloria futura». (Sacrosanctum Concilium, 47).

E vi posso garantire che non ho mai trovato parole così precise e commosse per spiegare cos’è la Messa. Basterebbe portarle nel cuore.

Ma come accade che la Messa diventi il gesto più importante di tutti?

A me è accaduto tutto “partecipando”.

Da principio ci andavo, come tutti, per indicazione della mamma; poi per incontrarmi con gli amici dell’oratorio, poi, aiutato, incominciai a capire che c’era un legame tra ciò che facevo in chiesa e il resto della vita, ora riconosco che la vita è piena solo se assomiglia alla Messa.

Quindi è solo vedendo ripetersi quel gesto di Gesù che ho incominciato a capirlo come un gesto per me.

Perché è la memoria (il ri-accadere) del gesto più importante della storia: Gesù che per amore a me dona la sua vita attraverso la morte e risurrezione.

Il gesto della celebrazione diviene così il paradigma di tutte le altre azioni che compiamo nella giornata; ogni momento della giornata dovrebbe essere, certo in misura ridotta, come il gesto di Gesù che muore e risorge.

Così si capisce che dire che Gesù “è tutto” non è una forzatura ma l’espressione della piena consapevolezza della natura umana: immagine e somiglianza di Dio.  

Non possiamo concludere questa breve introduzione che dicendo una cosa molto semplice: se la Messa è la forma che dovrebbe avere ogni gesto della vita allora è davvero conveniente conoscere il significato delle parti della Messa per conoscere un poco di più come dovrebbe essere la nostra vita, quella di tutti i giorni.

PER PREPARARSI A PARTECIPARE ALLA MESSA

È importante una premessa a queste note che magari sembreranno infantili: andiamo a Messa come partecipi di qualcosa che Gesù fa: non siamo né spettatori né protagonisti; partecipiamo.

L’idea stessa di partecipazione è decisiva per introdurre la Messa: prima ancora di incominciare sappiamo già di cosa si tratta e mettiamo lo stesso impegno in tutta la celebrazione. Nei primi secoli della chiesa coloro che non erano battezzati potevano restare alla Messa fino alla lettura del Vangelo, poi uscivano perché non erano ancora coscienti del Mistero di Gesù anche se erano credenti e pure grandi. 

  1. Da quando ti alzi prova subito a ricordare che la Domenica è del Signore (dominus è signore in latino). Riconoscere qual è la cosa più importante mi aiuta a mettere in ordine le cose nella giornata.

2. Nel fare la colazione tieni conto degli orari. 

  • La richiesta del digiuno di un’ora prima della Comunione è un modo serio per prepararsi ad un incontro.
  • Così pure tieni conto che vai a un incontro dove Gesù ti dice che ti ama e ti “regala” la sua vita: essere comodo nei vestiti o trascurato nella cura di sé spesso indica che alla Messa partecipiamo senza avere in mente di cosa si tratta. Resta pur vero che poi Gesù ci prende come siamo e che “l’abito non fa il monaco”, però aiuta.

3. Arrivare in Chiesa qualche minuto prima può essere importante.

  • Spesso, senza una adeguata pausa, la nostra testa continua a restare fissata ai problemi quotidiani, a ciò che abbiamo fatto o a ciò che dobbiamo fare, impedendoci così di vivere il Mistero grande che abbiamo davanti agli occhi.

Appena entri in chiesa segnati con l’acqua benedetta. 

Fare il segno della Croce, dopo aver intinto la mano nell’acqua, è il primo gesto che compi entrando, dev’essere perciò molto importante. Ma cosa significa?

Di solito ci facciamo il segno della Croce per dire che quello che compiamo è nostro desiderio che sia “nel nome del Padre …”; ma perché a questo gesto si aggiunge l’acqua benedetta sulla persona?

L’acqua è il ricordo del Battesimo e insieme un segno di purificazione: dobbiamo entrare in chiesa come figli ma anche sapendo di essere fragili peccatori che si dimenticano di chi li ha voluti e li ama.

Poi, rivolto verso il tabernacolo, fai la genuflessione.

Entrato nella casa di Dio e della Comunità lo sguardo deve subito essere rivolto verso il posto più importante: il luogo dove c’è fisicamente Gesù presente. La genuflessione però non è solo un segno di sottomissione a Gesù presente, certo nell’antichità era un modo per salutare chi era riconosciuto più grande ma è altrettanto vero che alla genuflessione del “minore” era subito connessa la benedizione del “maggiore”.

Fare la genuflessione allora è un modo semplice per dire a Gesù che lo riconosciamo Signore della nostra vita ma anche che ci aspettiamo la Sua compagnia benedicente.

Raggiungi poi il tuo posto nelle panche. 

Anche nel fare ciò occorre essere attenti: tieni conto che nelle chiese come nelle case i posti, anche se soliti, non sono fissi: può esserci un ospite o una ricorrenza per cui è necessario spostarsi (questo può essere un aiuto a entrare domandandosi che festa è). Stai sempre attento invece ad occupare i posti disponibili più avanti: sia perché ci sono meno distrazioni e così aiutano pregare sia perché è una carità verso coloro che arrivano in ritardo: se devono venire loro davanti rischiano di dare distrazione a tutti.

Assumi la posizione del corpo che più ti è congeniale per iniziare il dialogo con Gesù: in ginocchio (quella che andrebbe assunta) significa che il primo tuo pensiero è che sei commosso di fronte alla presenza di Gesù oppure che hai già ben chiaro un “dono” da supplicare.

Puoi anche stare in piedi; è la posizione dell’ascolto e del dialogo: se ciò che ti sta a cuore è farti aiutare da Gesù a capire cosa vuole da te oppure se ciò che ti preme è semplicemente dirGli: eccomi sono qua, allora la posizione in piedi è più indicata.

Certamente più comoda ma anche più pigra è la posizione di coloro che appena entrano in chiesa si mettono seduti (e magari leggono qua e la per ingannare l’attesa): rischia di essere la manifestazione di coloro che credono che dalla Messa ci si debba aspettare qualcosa senza doversi mettere in gioco, solo che se riduci la Messa ad uno spettacolo davvero prima o poi ti annoi.

E quando sei al tuo posto e la Messa non è ancora iniziata che cosa fai?

In primo luogo di a te stesso perché sei lì. 

Dai un’intenzione alla tua Messa.

Per un incontro così importante ci devono essere argomenti validi e per te importanti, non preoccuparti di pensare le cose giuste, piuttosto racconta a Gesù ciò che hai nel cuore: che sia una domanda di aiuto, un grazie per un dono o la preghiera per ricevere il perdono poco cambia, Gesù vuole incontrarsi con te, con il tuo cuore, con le cose che ti fanno vivere. 

Poi mettiti nella condizione di sapere dove sei e di ciò che deve accadere: non è sempre chiaro che la Messa è il ripetersi ora del gesto di Gesù che da la vita per noi. Se ripensi a quante volte hai vissuto come se Lui non ci fosse non puoi non stupirti del fatto che Lui continui ad amarti senza stancarsi.

Infine inizia a pregare.

“Per me la preghiera è uno slancio del cuore, un semplice sguardo gettato verso il cielo, un grido di gratitudine e di amore nella prova come nella gioia.”

s.Teresa di Gesù Bambino, citata in “Catechismo della Chiesa Cattolica” al n°2558

Data questa definizione di preghiera è facile spiegare che quindi siamo di fronte non tanto a delle parole da dire ma a delle parole e degli sguardi che devono esprimere il “grido” del cuore.

Allora puoi iniziare a leggere i testi della Messa, se entrando hai preso con te il foglietto. Questo è un primo modo per iniziare a lasciare emergere quello che Gesù ci dice oggi.

Oppure puoi guardare.

La chiesa è piena di segni che possono aiutare la preghiera, se li usi correttamente e non per far fuggire la mente: contando le piastrelle o guardando come sono fatte le facce dei santi…

L’altare considerando che su quella mensa si compie il dono più grande e il gesto d’amore più vero. Questo ti impegna a domandarti quando in questa settimana hai visto offrirsi a te l’Amore. E ti costringe a tenere lo sguardo fisso su ciò che sta per accadervi.

L’ambone è il luogo dove si proclama la Parola di Dio, che è la strada per seguire Gesù imparando da Lui che cosa fare in ogni istante della vita. Chiedere di saper ascoltare davvero e di costruire la vita su quella Parola non è sempre facile, “chi non lascia campi o case per me non è degno di me” oppure “perdonate non sette volte ma fino a settanta volte sette” ricordi?

Il tabernacolo che non è solo il luogo dove è contenuto Gesù nel Pane eucaristico, ma è il simbolo di ciò che ogni cristiano è chiamato a diventare accostandosi all’Eucarestia: tabernacolo vivente. Luogo dove Gesù è presente e vivo. E questo è da desiderare ma pensa anche a quale responsabilità che ci assumiamo.

Il crocifisso che sta sull’altare è il segno più facile da guardare, mi permetto solo di riportare un brano che ha citato Papa Francesco parlando di sant’Antonio da Padova:

“Cristo, che è la tua vita, sta appeso davanti a te, perché tu guardi nella croce come in uno specchio. Lì potrai conoscere quanto mortali furono le tue ferite, che nessuna medicina avrebbe potuto sanare, se non quella del sangue del Figlio di Dio. Se guarderai bene, potrai renderti conto di quanto grandi siano la tua dignità umana e il tuo valore... In nessun altro luogo l’uomo può meglio rendersi conto di quanto egli valga, che guardandosi nello specchio della croce” (Sermones Dominicales et Festivi III, pp. 213-214).

In conclusione

Non è difficile constatare che per partecipare alla Messa non è sufficiente esserci, occorre parteciparvi; e partecipare significa stare lì sapendo che anche tu sei parte di ciò che avviene: ecco spiegato il senso dell’affermazione per cui tutti i battezzati sono sacerdoti e tutti, presieduti dal prete, celebrano la Messa. 

Questo significa innanzitutto una consapevolezza del gesto che si deve compiere che non è affatto scontata. Per una mamma fare sempre le stesse cose in casa potrebbe essere frustrante se non fosse che in quel modo lei sa di mostrare il suo amore ai familiari.

Concludiamo quindi dicendo che la qualità delle nostre Messe non viene dal lettore, dalla predica o dai canti ma innanzitutto dal modo con cui ci prepariamo a viverle. Iniziare distratti o annoiati è solo la premessa di un cosa astratta e staccata dalla vita.

Un Nota Bene

Abbiamo mostrato un modo possibile per preparare la Messa ma tanti altri sono quelli possibili e corrispondono al cuore di ciascuno di noi, ne elenco alcuni:

Per preparare la celebrazione, sino a non molto tempo fa, e in certe chiese ancora oggi, c’è l’usanza di dire il santo Rosario prima della Messa, potrebbe sembrare strano ma mi piace ricordare che il Papa Paolo VI, nella Esortazione Apostolica Marialis cultus, dice che “La meditazione dei misteri del rosario, rendendo familiari alla mente e al cuore dei fedeli i misteri del Cristo, può costituire un’ottima preparazione alla celebrazione di essi nell’azione liturgica e divenirne poi eco prolungata” (n. 48).

Le persone più anziane ricorderanno che prima della Messa andavano recitate delle preghiere, talvolta erano dei salmi (come Gesù stesso ne aveva recitati prima dell’ultima cena), altre volte erano testi dei santi più conosciuti e amati nella storia della Chiesa. 

Salmo 83
Oh, quanto sono amabili le tue dimore, SIGNORE degli eserciti!
L’anima mia langue e vien meno, sospirando i cortili del SIGNORE;
il mio cuore e la mia carne mandano grida di gioia al Dio vivente.
Anche il passero si trova una casa e la rondine un nido dove posare i suoi piccini…
I tuoi altari, o SIGNORE degli eserciti, Re mio, Dio mio!…
Beati quelli che abitano nella tua casa e ti lodano sempre!
Beati quelli che trovano in te la loro forza, che hanno a cuore le vie del Santuario!
Quando attraversano la valle di Baca essi la trasformano in luogo di fonti
e la pioggia d’autunno la ricopre di benedizioni.
Lungo il cammino aumenta la loro forza e compaiono infine davanti a Dio in Sion.
O SIGNORE, Dio degli eserciti, ascolta la mia preghiera; porgi orecchio, o Dio di Giacobbe!
Vedi, o Dio, nostro scudo, guarda il volto del tuo unto!
Un giorno nei tuoi cortili val più che mille altrove.
Io preferirei stare sulla soglia della casa del mio Dio, che abitare nelle tende degli empi.
Perché Dio, il SIGNORE, è sole e scudo; il SIGNORE concederà grazia e gloria.
Egli non rifiuterà di far del bene a quelli che camminano rettamente.
O SIGNORE degli eserciti, beato l’uomo che confida in te!


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